sabato 17 agosto 2013

CLICHE`

A volte davvero i cliché non rendono giustizia all'umanità dell'umanità e alla sua abbondanza di varianti antropologiche. Per esempio: uno va a Roma e si aspetta di trovare dei romani, nel che è implicito che una quota significativa di essi sia costituita da romanacci. Invece gli capita di assistere, appena arrivato, nella piazza dei Cinquecento subito fuori dalla stazione Termini, a episodi che lo fanno ricredere completamente, come quelli che adesso vado a ricordare.
Individuata la fermata del bus H, ne aspettiamo l'arrivo, in mezzo a molte persone che però aspettano il 64 che parte 5 minuti prima. Tra di esse c'è una signora paraplegica, i cui amici/parenti pregano il conducente di accostare meglio al marciapiede per permettere loro di far salire piu' facilmente la sedia a rotelle. L'autista si dimostra sollecito e premuroso e fa manovra. Tutti aspettano con pazienza e civile rispetto il compimento dell'operazione, anche se è ovvio che questo comporta che l'autobus parta con qualche minuto di ritardo. Quando finalmente la signora è a posto e l'autobus sta partendo, arriva corricchiando un signore, non più giovanissimo ma non anziano, aspetto dignitoso anche se non elegante, nessun segno evidente di marginalità, che, mentre l'autobus si muove, bussa alla porta posteriore per salire ma non riceve attenzione dall'autista. Così, mentre l'autobus parte, il signore manifesta il suo disappunto ad alta voce con vera signorilità: "Ma vaffanculo, pezzo de merda... Bastardi... bastardi!". Molti bastardi. Mi viene per una frazione di secondo la tentazione di intervenire e spiegare la situazione per giustificare l'autista e compensare un po' la delusione del brav'uomo, ma qualcosa dentro di me mi dice di farmi rigorosamente i cazzi miei.
Ulteriore piccola conferma la riceviamo durante il tragitto, quando un altro signore, indispettito perchè il bus ha saltato la "sua" fermata, prima di scendere alla successiva esprime anch'egli la propria delusione, sempre ad alta voce, con alcuni: "Ma porca puttana!" e altre espressioni meno distinguibili, e prima di scendere saluta l'autista con un altro classico e sonoro: "Vaffanculo!". Una signora sul bus, gentile e civile, oltre che, pare, abbastanza colta, forse si vergogna un po' per lui (in quanto romana, direi) e ci spiega che evidentemente il signore non sapeva che la linea H non fa tutte le fermate. Poi ci parla un po' con affetto della sua città (affetto che comprendiamo benissimo) e ci dice tra l'altro che se siamo a Trastevere è facile trovare da mangiare ma è anche facilissimo cadere in qualche trappola per turisti. Così ci consiglia due posti frequentati dai romani dove si mangia bene e non ti pelano. Naturalmente tutti e due quei locali risulteranno chiusi per ferragosto e noi (causa stanchezza eccetera...) cadremo in una tipica trappola per turisti, anche se non delle peggiori. Questo arrivo a Roma capace di smentire tanti infondati modi di pensare correnti, mi ha ricordato un mio arrivo solitario a Napoli tanti anni fa, al quale mi sentirei di attribuire un significato simile. Ma non lo racconto adesso. 
Appendice: due giorni dopo, uscendo da S.Pietro, appena oltre il colonnato, attraversiamo e assistiamo a un amichevole confronto tra un tassista e un turista foresto, forse proprio per questioni di precedenza nell'attraversamento. In realtà ci tocca solo la conclusione del confronto: vediamo infatti il tassista (basso, magro, molto abbronzato, semirasato in testa, s-ciòna al lobo dell'orecchio sinistro, occhiali a specchio, fisico nervoso e comportamento anche...) che pacatamente conclude il suo ragionamento rivolgendosi all'altro (signore alto e biondo con faccia rossiccia di caldo) con le parole: "Vallo a fa' ar paese tuo lo stronzo! Te faccio 'na faccia così! A cojone!". Come dubitare delle sue ragioni?

1 commento:

  1. Minnnnnnchia...
    Ho riso tantissimo sul "Farmi rigorosamente i cazzi miei" :D

    RispondiElimina