mercoledì 10 aprile 2013

DIFFICILE NON E' PARTIRE CONTRO IL VENTO MA CASOMAI SENZA UN SALUTO

Allora: c'è questa ragazza che sta passando uno dei momenti più difficili della sua vita in uno dei giorni più difficili della sua vita. E' appena uscita dalla chiesa del suo paese e cammina dietro una macchina grigia che procede lentamente. Sulla macchina c'è suo padre in una cassa di legno e lei lo segue con gli occhi pieni di lacrime, vicino a lei sua madre e suo fratello, intorno a loro tutti i parenti, dietro molti, molti amici.
Suo padre era un uomo grande, di quelli che quando ci sono occupano un sacco di posto e quando non ci sono più lasciano un vuoto altrettanto grande. Se n'è andato senza avere il modo e il tempo di dire qualcosa. Non che la sua vita non abbia detto abbastanza, non che alla ragazza e a tutti i suoi non restino abbastanza ricordi e fatti da ricordare e da pensare per tutto il tempo che ciascuno avrà da vivere, ma quando ti lasci dietro tutto di colpo, senza poter fare un saluto, questa interruzione resta dentro a tutti. E brucia. Poi possiamo discutere, come facciamo ogni volta, se sia meglio partire così, quando si è ancora pieni di tutto e si avrebbe ancora tutto da fare, oppure abituarsi all'idea combattendo più o meno a lungo contro il corpo che ti tradisce e ti abbandona. Tanto sappiamo che non se ne esce e che un meglio non c'è, che tutte e due le cose sono peggio. 
Comunque c'è questa ragazza che oggi ha dentro una bestia che le morde il cuore e non può farci niente, le pare. Ha vicino tutte le persone che le vogliono bene, ma nessuno di loro in quel momento è capace di mandare via la bestia, ci vorrebbe un potere che nessuno ha. Non è disperata, in fondo sa che la sua vita resta piena di promesse in cui credere, di cose di cui fidarsi. Ma in quel momento le sembra che quello che le hanno tolto si sia portato via tutta la felicità possibile. In fondo sa che non è così, ma adesso non riesce a rendersene conto, non le pare che ci sia più neanche uno spiraglio. 
Così cammina lentamente insieme agli altri, con gli occhi che non vedono, ma a un certo punto si scuote appena e si guarda intorno come cercando qualcuno. Cerca qualcuno e lo vede. E' un ragazzo alto e magro, come un po' impacciato dalla sua stessa altezza. Ha addosso una giacca che lo fa sembrare appena uscito da uno dei primi film di Ermanno Olmi, quelli degli anni '50 o '60, e ha completamente, senza equivoci, l'aria del bravo fiol. Dunque lei lo vede. E se lo va a prendere: fa qualche passo verso di lui e gli tende la mano. Lui tende la sua e si fa trascinare accanto a lei, che lo stringe al fianco col braccio sinistro, mentre lui col destro le cinge le spalle. Così si sostengono. 
Lui, quando ha saputo, è venuto subito a casa dall'università per andarla a trovare. Quando si è così giovani i sentimenti possono avere una forza spaventosa. E' triste, certo. E' preoccupato, naturalmente. Capisce bene, anche se in modo un po' vago, che quella cosa è grossa e importante. Che è una prova che va affrontata e che non è semplice né piacevole, ma è importante: decisiva, può darsi. Forse ha paura di non sapere cosa dire e forse sua mamma gli ha fatto coraggio: sa che suo figlio ha un cuore e sa che certe volte il cuore bisogna seguirlo, o magari basta seguirlo, anche quando (o proprio quando) le cose si fanno difficili. Sua mamma non sa gran che di più, ma si fida di suo figlio. E poi, per esempio, lui un giorno ha portato a casa un vasetto di marmellata. Quando sua mamma gli ha chiesto di dove veniva, le ha fatto una bella impressione sapere che era stata lei, la ragazza, a dargli il vasetto, e che l'aveva fatta lei con la frutta di casa sua. Di questi tempi, una ragazza che fa la marmellata. Così si sostengono. Per un po' camminano insieme, stretti, sulla strada che porta al campo santo, con quella macchina davanti e tutta la gente, tanta gente, dietro. 
Non sappiamo cosa se ne farà la vita di questi sentimenti. Quando si è così giovani tutti ti guardano con disincanto perchè sanno quanta acqua deve ancora passare sotto i ponti. Lo sanno meglio di te (di te ragazza che piange, di te ragazzo magro), e questa volta è vero: tu hai l'idea di quanto le cose possono cambiare, ma ce l'hai perche te lo hanno detto, perchè ci ragioni un attimo. Ma rendersene conto sul serio è un'altra cosa. Però non è necessario che cambi sempre proprio tutto, che i pensieri e le persone che ci si coltiva da giovani sfumino e si perdano a tutti i costi e in ogni caso. Per esempio fuori dalla chiesa, per caso, c'è anche L.V., che ha solo qualche anno più della ragazza che piange e del ragazzo magro. La si ricorda bene: serissima e affidabile, dunque non a caso laureata in tempo, dunque non troppo sorprendente quando ti dice (a te, il suo vecchio prof.) che si sposa tra pochi mesi, a venticinque anni, e che quello con cui si sposa è il moroso che aveva già quella volta, quand'era a scuola, quello con cui sta insieme da dieci anni. A volte quei sentimenti così forti poi durano, si trasformano in un materiale pesante e resistente abbastanza da reggere alle intemperie e magari alle catastrofi. A volte no. Ma, di un giorno così pieno di sofferenza, l'immagine di quelle due mani che si prendono e di quei due corpi che si fanno vicini quanto possibile è quella che possiamo provare a ricordare quando cerchiamo, ciascuno come tutti, tutti i giorni, di trovare speranza e coraggio abbastanza per riuscire a percorrere tutta la nostra strada, ciascuno la propria. Fino al punto esatto in cui si spegne.

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