mercoledì 30 ottobre 2013

PER PIACERE, DAGLI UN PUGNO

Interno giorno. Aula della quarta liceo. Interrogazione di recupero sulla filosofia moderna. Il Prof. (P) interroga Carla (C) e Aldo (A).
P – Ok: Carla, per piacere, dà un pugno a Aldo.
Carla dà a Aldo un leggero pugno sulla spalla
P – Aldo, ti ha fatto male?
A – No.
P – Ok, ma hai provato una sensazione, giusto? Possiamo per comodità dire che hai provato un leggero dolore anche se in effetti non hai sentito quasi niente? Se ti aiuta posso chiederle di darti un altro pugno, un po' più forte...
A – No, no, va bene, ho provato un leggero dolore.
P – Ma il dolore lo hai provato tu o il tuo corpo?
A - …
P – Cioè: il dolore è un fenomeno che riguarda il tuo corpo o la tua coscienza?
A – Tutti e due.
P – Ecco, d'accordo. Ma Cartesio direbbe che anche spiegare questo semplice fenomeno, precisando, per esempio, se è un fenomeno che riguarda prima il corpo e poi la coscienza o viceversa, è un problema.
A – Ah, sì, perchè non è chiaro come il corpo trasmette le sensazioni alla coscienza e come la coscienza trasmette le azioni al corpo.
P – Sì, ma non le azioni: le azioni le fa poi il corpo, gli impulsi che la coscienza manda al corpo e il corpo riceve agendo sono...
A - …
P – Volizioni. E perchè non si spiega questa trasmissione?
A – Perchè il corpo è esteso ma l'anima no, allora non si capisce come fa una realtà corporea a modificare una realtà incorporea e viceversa: le realtà corporee sono soggette a rapporti di causa ed effetto, ma tra loro, corpo con corpo, invece non possono influire su una realtà incorporea.
P – Giusto, ma Leibniz pensava di avere una buona spiegazione per superare le difficoltà di Cartesio.
A - …
P – Come spiegherebbe Leibniz il dolore che hai provato ricevendo il pugno?
A - …
P – Carla?
C - Le monadi...
P – Ok, con Leibniz quelle c'entrano sempre, ma entra nello specifico: in che modo lui ha provato dolore?
C – Perchè l'ho colpito.
P – Sì, ma non ti ho chiesto perchè: quella che mi hai dato è una risposta di senso comune, la può dare anche tua nonna. Ti ho chiesto come spiega Leibniz il processo della sensazione.
C – Le mie monadi hanno colpito le sue monadi.
P – Sì e no. E' vero che si tratta di una relazione tra monadi. Ma non mi va bene che tu dica che le monadi si colpiscono, perchè le monadi sono...
C – Immateriali
P – Sì, inestese. Dunque come fanno a influenzarsi reciprocamente se non hanno consistenza materiale?
C – Sono già programmate... Il rapporto è già programmato.
P – Ecco, diciamo che le loro proprietà... quali sono le proprietà di una monade?
C – Percezione e appetizione.
P – Bene: per spiegare nei termini di Leibniz in che senso il rapporto tra monadi è programmato diciamo che le proprietà delle monadi sono...
C – Regolate in modo da andare d'accordo.
P – Va bene, diciamo coordinate tra loro in modo da realizzare una condizione di...
C - …
P – Aldo?
A – Di armonia?
P – Ok, bene. E come si realizza questa armonia? Qualcuno la determina?
A – Dio.
P – E quando la stabilisce: una volta per tutte o volta per volta, via via che le cose succedono?
A – Una volta per tutte! Perchè Dio crea il mondo scegliendo il migliore tra infiniti mondi possibili!
P – Ma Dio crea il mondo nel senso che fa tutti i corpi?
A – Eh... Sì.
P – No. Carla?
C – No.
P – Vabbè, no l'ho detto io. Dimmi perchè no.
C – Perchéeee.... crea le monadi.
P – Eh. E come fanno dalle monadi a saltare fuori i corpi. Non è un problema?
C - …
P – Perché le monadi sono inestese.
C – Ah, sì: è a noi che le monadi appaiono come corpi. A Dio non serve vedere i corpi, perché conosce tutte le monadi dall'inizio. E' come aveva detto lei del giocatore di scacchi che gioca tutte le partite insieme senza vedere nessuna scacchiera perché sa tutte le mosse a memoria.
P – Sì, il senso è quello, ma la metafora della scacchiera ve l'ho detta io per farvi capire, ma non è di Leibniz, quindi non usatela. Riesci a dirmi la cosa in termini rigorosi?
C - …
P – Sul piano metafisico esistono solo...
C – Le monadi.
P – Bene. E i corpi sono?
C – Apparenza.
P – Sì, ma Leibniz non dice apparenza, anche perché non è che in genere noi possiamo decidere se vedere i corpi o conoscere direttamente le monadi: quelle monadi che Dio conosce direttamente noi le dobbiamo conoscere come corpi: sono… Aldo?
A – Sì, mi ricordo: fenomeni fondati!
P – Ben fondati: nel senso che noi necessariamente molti aspetti del mondo li conosciamo così. Come li chiamiamo nell'insieme questi aspetti conosciuti nell'esperienza?
A - …
P – Quando conosciamo un fatto nell'esperienza lo conosciamo correttamente?
A – No, perché nell'esperienza vediamo i corpi che nella realtà sono monadi.
P – Va bene, ma dicevamo che noi non possiamo fare a meno di vedere i corpi, quindi rispetto alla nostra coscienza l'esperienza ci dà delle conoscenze valide, vere. Se sono vere sono delle...
A – Verità!
P – Verità di...
A – Di fatto.
P – E le verità di ragione? Me ne dici una?
A – Che tutto è fatto di monadi.
P – Ok, ma qualcosa di un po' meno ovvio?
A – In che senso meno ovvio?
P – Che l'universo è costituito da monadi l'abbiamo detto. Chiediamoci per esempio: noi sappiamo cosa succederà domani alle cinque del pomeriggio?
A – Sì.
P – No: tu hai intenzione di fare qualcosa ma non sai se la farai fino a quando non la fai sul serio.
A – Giusto, sì, ma Dio lo sa perchè ha prestabilito tutto.
P – Allora, Carla, quello che Aldo farà alle cinque del pomeriggio di domani noi lo conosceremo solo...
C - Alle cinque del pomeriggio di domani.
P – E lo conosceremo come una...
C – Verità di fatto!
P – Mentre Dio?
C – Per Dio è una verità di ragione.
P – Bene. Ma non c'è una verità di ragione che anche noi conosciamo a proposito di quello che Aldo farà alle cinque del pomeriggio di domani?
C – No, abbiamo detto che quella è una verità di fatto.
P – Sì, ma su quella verità di fatto noi conosciamo una verità di ragione.
C - …
A - …
P – Che quello che lui farà è da sempre prestabilito e Dio lo conosce: questa è una verità di ragione. Va bene. Carla, adesso ti metto una nota sul registro perchè sei una studentessa violenta e hai dato un pugno a Aldo.
C – Ma me l'ha detto lei di darglielo!
P – Non importa, potevi rifiutarti: è colpa tua!
C – Ma mi prende in giro?
P – No: voglio che tu ti difenda con un argomento metafisico.
C - …
P – Leibniziano.
C - …
P – Sul piano metafisico perchè lo hai colpito?
C – Era prestabilito! Allora non è colpa mia!
P – Ecco, appunto. Ma ricordati che in realtà tu sai che le tue azioni sono prestabilite ma non sai quali saranno e tu stessa le apprendi solo quando le compi, come verità di fatto, quindi sei libera e responsabile. Quindi, se qualcuno ti ordina di commettere un'ingiustizia, rifiutati, mi raccomando.

2 commenti:

  1. Che bomba... mi mancano le lezioni di filosofia! :D

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  2. Interrogare in modo decente richiede grande concentrazione...

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