domenica 26 agosto 2012

THESE GOOKS

La solitudine di Walt Kowalski
Clint, bravissimo e vero. Uno dei pochi che stando dentro il sistema produttivo del cinema americano e internazionale, producendo cose che accettano tutta intera o quasi la convenzione che il mercato di massa vuole sia rispettata, riesce spesso (non sempre) a dire e a far sentire cose straordinariamente dense e solide.
Facendo, tra l'altro, parecchi film, alcuni dei quali un po' sotto media, ma in genere di livello buono, con alcune cose davvero indimenticabili e degne di culto. Faccio un breve elenco: Potere assoluto e Mystic river più ancora del notissimo Million dollar baby, ma anche Un mondo perfetto e i vecchi I ponti di Madison County, Gli spietati e Bird.
Qualche tempo fa abbiamo visto Gran Torino assieme a V. Tra parentesi, V. ci ha mollato abbastanza coi Pokemon ma tristemente continua a vedere spesso cartoni di merda e telefilm più o meno cretini da preadolescenti, contro i quali la lotta continua, non solo attraverso proposte un po' più alte ma potabili per la sua delicata attenzione e età (proposte che riscuotono un discreto successo, magari dopo un po' di lotta iniziale), ma anche attraverso un'attenzione selettiva che cerca di proporre valutazioni anche diverse tra loro, tipo salvare almeno in parte un cartone inventivo e capace di sgradevolezze non gratuite come “Adventure time”, del quale mi devo informare un po' di come viene fuori e di chi lo fa. Anche, naturalmente, attraverso momenti di silenzio e di tranquilla sopportazione di cose che un bambino fa perché è un bambino e va lasciato guardare a volte anche roba scema (chissà qual è lo sbaglio peggiore...).
Gran Torino è stata una delle proposte alte di cui sopra. E direi che ha funzionato abbastanza. Non so quanto V. lo consideri memorabile, ma penso che la sua buona memoria gli permetterà di averlo presente con sufficiente chiarezza nelle sue implicazioni principali e in alcune delle scene più potenti. Questo non fa istantaneamente piazza pulita dei cartoni di merda, ma almeno potrebbe essere una dose di antidoto e un mattoncino nella difficile costruzione di una sensibilità diversa, anche se l'incubo del rifiuto totale di cui molti fioi con sovrana incoscienza si rendono protagonisti resta sempre dietro l'angolo.
Ma il punto del film che mi viene in mente qui non è principalmente questo. La cosa principale qui è il modo in cui si racconta la dissoluzione del rapporto familiare di cui l'operaio polacco americano Walt Kowalski è protagonista e vittima, si racconta come tra lui e i suoi figli e nipoti si apra, per la sola forza delle cose, dei normali eventi in cui le esistenze si strutturano, un abisso insuperabile, una lontananza dello spirito e dei sentimenti niente affatto inconsueta o impossibile, ma che oggi le abitudini e gli stili di vita e il sistema produttivo e quello dell'intrattenimento e i passatempi e la tecnologia tendono a favorire con una facilità più grande, mi pare, di sempre. E' la stessa distanza che rischiamo di trovarci aperta sotto i piedi nello spazio che ci separa dai nostri figli, quelli con cui tutti i giorni sto io, insieme a quelli come me. Mentre lavoriamo da altre parti e su altre cose, lasciamo i nostri ragazzi incustoditi nelle mani frettolose e maldestre di questo mondo, che ce li cambia con le sue armi sottili e potenti. E poi, quando li andiamo a cercare di nuovo, chissà che cosa, chissà chi troviamo. Sempre successo? Forse. Ma a me sembra che le armi oggi siano ancora più potenti. Noi che stiamo dentro la scuola dovremmo sapere quanto è importante e quanta cura richiede questo compito di custodire i ragazzi: non nel senso di tenerli all'oscuro, ovviamente, ma nel senso di attrezzarli un po' perché invece di subire del tutto siano in grado di confrontarsi con questo mondo restando in piedi e guardando fuori con gli occhi bene aperti. E paradossalmente, dice Clint, in questo compito di attrezzare possono riuscire meglio tradizioni strane, apparentemente poco ragionevoli e fondate solo sulla loro permanenza dentro una comunità, che non il nostro mondo con tutte le sue sterili garanzie e protezioni formali che spesso lasciano esposto l'individuo a tutto. Naturalmente Clint dice questo perché è un vecchio conservatore che della dimensione pubblica in sostanza non si è mai fidato. E io non sono d'accordo: credo che tutte le istituzioni che i sistemi liberali mettono in piedi per proteggere gli individui (come per esempio la scuola, la scuola pubblica, ma non solo...) siano forse il patrimonio più importante di cui un individuo possa servirsi per crescere e restare libero. Ma bisogna che non restino gusci vuoti e che siano riempiti di sostanza, che trovino la forza di dare una forma al nostro modo di vivere. Una forma parziale, discutibile, fallibile, ma a partire dalla quale ci sia possibile muovere dei passi.
Altrimenti avrà ragione Clint/Kowalski che, dopo aver cominciato a frequentare, quasi per forza e chiaramente di malavoglia, i suoi vicini orientali, si rende conto che almeno loro, come lui, hanno dentro qualcosa di autentico e radicato che permette loro di affrontare la tremenda pressione del mondo con qualche probabilità di restare umani. E, proprio nel momento in cui si sente male e scopre di avere dentro qualcosa (di cui subito sospetta quanto lo avvicini alla morte) si guarda allo specchio e si dice: “I've more in common with these gooks than I do with my own spoilt rotten family. Jesus Christ!”

6 commenti:

  1. 'these gooks' è un po' come dire 'questi cagariso'.

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  2. Ma non etimologicamente... O sì? Guggo traslatore per gooks mi dà "musi gialli" ma non capisco il senso preciso. E per "spoilt rotten" mi dà "viziati marci", mentre il doppiaggio della versione italiana dice "depravati", che mi pare francamente stonato.

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  3. No non etimologicamente. Ricordo un sito della mia giovinezza che si chiamava rotten qualcosa dove mettevano le foto delle autopsie.

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  4. Cool! Anzi: Awesome! Dovresti fare la webguida turistica, l'umanità si sta perdendo un'esperienza del mondo che deve essere trasmessa...

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  5. 'When I start getting sad I stop being sad and get awesome instead' (Barney Stinson)

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  6. Quanta saggezza in queste parole, è che ci vuole un'energia ineriore prodigiosa, che solo pochi.

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