Una delle
grandi tragedie della nostra epoca consiste nel fatto che tutti sono convinti
di avere un'opinione. Qualunque babbeo ti trovi di fronte si sente in dovere
di dire la sua sull'economia mondiale, sul Medioriente, sull'ultima scoperta
scientifica. Ci vorrebbero delle sanzioni economiche: sei un imbecille, parli
del crollo delle Borse, trecento euro di multa. Invece niente. Per questo la
televisione è piena di calciatori che commentano la Divina Commedia e di
mignotte che si battono per la salvaguardia della natura (tranne quella che
hanno tra le gambe, naturalmente)... (1)
«Nessuno
piscia più nel proprio vaso da notte», ecco come Oreste, con il suo
meraviglioso senso della sintesi, avrebbe chiosato il discorso.
Oggi sono
uscito di casa con un certo malessere addosso, le gambe titubanti nell'avanzare,
quasi preoccupate. Presto ho capito perché. Nella guardiola c'era ancora una
volta la portinaia che parlava con Gastone. Hai preso proprio una brutta
abitudine, bambina. Il barista, sporgendosi dalla balaustra dei denti finti,
esibiva la collezione primavera-estate dei suoi pareri. Ho finto di guardare
nella cassetta della posta per fermarmi ad ascoltare.
- ... vuol
dire che ci andrò io a parlare con il suo professore. Lui studia, intelligente
è intelligente, però durante le interrogazioni si blocca, gli viene il
«braccetto», come dicono nel tennis...
Che cazzo ne
sai del tennis, barista, neanche a bocce ti fanno giocare. E di chi stai
parlando, poi?
- ... e così
le risposte non gli vengono... e poi è terrorizzato dal voto... siamo nel
terzo millennio e ancora si dànno i voti agli studenti... è assurdo... la
scuola dovrebbe dare felicità, in fondo, non credi?
Il mio
vecchio scroto dà segni di vita. Cominciano a girarmi i coglioni.
- ... hai
meritato cinque, hai meritato nove... ma che significa? Che vuol dire? Sei
d'accordo, tesoro?
Sta dicendo
una stronzata dopo l'altra e comunque, leggesse pure il Vangelo, ha usato la
parola «tesoro».
- ... non lo
so, io credo di essere un uomo aperto, moderno... anche se non sono più un
ragazzo...
Se aggiunge
«ma dentro mi sento vent'anni» gli dò un cazzotto in bocca. E' una delle frasi più
insulse che un anziano possa pronunciare. Se a quell'età sei ancora banale e
indolente come un ventenne, vuol dire che non t'è servito a niente campare,
invecchiare, veder cambiare le cose intorno a te.
- ... ecco,
il voto, sinceramente, è proprio una cosa che andrebbe abolita... oggi come
oggi, a che serve?
- A evitare
che un cretino qualunque, un somaro, si diplomi, poi si laurei e infine
diventi il cardiochirurgo che un bel giorno ti opererà a cuore aperto,
mandandoti al creatore... ecco a cosa serve.
Non ho
resistito, mi sono insinuato come un'infiltrazione di muffa nel loro discorso.
- ... e che
vuol dire? - balbetta il barista, che non si aspettava un attacco dall'androne
del palazzo, come la Francia non se lo aspettava dalle Ardenne. - Il voto mica
sempre riconosce il vero valore... e poi gli insegnanti vanno a simpatia...
Einstein andava male in matematica, per dire...
Questa l'ho
sentita dire un milione di volte. Il giovane Einstein una volta avrà studiato
poco per uscire con una ragazza e questo stupido episodio è diventato un alibi
per milioni di zucconi in tutto il mondo. In Italia invece, a differenza della
Germania ai tempi del giovane Einstein, siamo pieni di geni compresi.
- Per mandare
a casa le mezze calzette che trovi in ogni posizione chiave del Paese, serve un
sistema basato sulla meritocrazia. Per riconoscere il merito, è necessario un
sistema di valutazione. Lo vogliamo chiamare voto, chiamiamolo voto, ma se
preferisci Antonietta, chiamiamolo Antonietta. Ci vuole un' Antonietta per
stabilire se quello studente, che domani farà parte della classe dirigente, si
sta preparando seriamente o se pensa soltanto a trascinare sul sedile
posteriore della macchina qualche sgallettata.
- Mi sembra
che tu non abbia una grande considerazione dei giovani, - dice l'uomo che ha
basato sulla pedagogia tutti i suoi caffè macchiati, - scusami se te lo dico, ma...
il tuo modo di pensare mi pare un po' reazionario...
- Sentimi
bene, piccolo Lenin... il voto è la cosa più di sinistra che si possa
immaginare... in un sistema onesto, dove le regole del gioco sono rispettate,
un buon voto è il solo modo che il figlio dell'operaio ha di scavalcare il figlio
del padrone.
- Tanto alla
fine il figlio del padrone, anche se è una testa di minchia (il barista sta
uscendo al naturale), il posto di lavoro importante se lo becca lui!
- E sai
perché? Perché ci hanno convinto che il cinque e l'otto sono la stessa cosa e
non bisogna farci caso... che non esistono bei film e film di merda, ma è solo
una questione di gusti... che non è poi necessario avere una bella canzone per
partecipare al festival, basta essere un personaggio interessante... niente
regole... ed è così che il figlio del padrone, per continuare con questo
linguaggio da osteria di Reggio Emilia negli anni Cinquanta, al figlio dell'operaio
glielo metterà sempre in culo, perché in fatto di appoggi e conoscenze non lo
frega nessuno... Io invece penso che se sei una testa di legno, pure se papà è
un pezzo grosso, non devi fare né il ministro né l'imprenditore, per il bene
di tutti... è meglio che fai l'idraulico... o magari il barista.
A parte il
fatto che anche un idraulico incapace può fare dei danni spaventosi, mi accorgo
che Gastone ha accusato il colpo.
Non so se
sono davvero convinto di quello che ho appena detto o se, nel caso il mio
avversario si fosse dichiarato fieramente a favore di rigide e selettive
votazioni scolastiche, avrei sostenuto con la stessa veemenza l'esatto contrario.
Ho il sospetto di sì.
Per un lungo
istante, io e Gastone ci fissiamo silenziosi, in una grottesca versione senile
di Sfida all'Ok Corral.
- Signori,
per favore... devo lavare l'androne! - interviene la portinaia, imponendo
alla nostra reciproca antipatia le ragioni superiori del condominio.
Sto fingendo
di guardare la posta già da venti minuti, per essere credibile la mia cassetta
dovrebbe avere le dimensioni del Louvre.
Gastone se ne
va mugugnando e io faccio altrettanto, solo in direzione opposta, stringendo
tra le mani il messaggio che ho trovato nella buca delle lettere, il primo
dopo mesi. Dice: «Valerio, pulisco cantine e faccio piccoli traslochi con
furgone proprio». Sei stato gentile a pensare a me, Valerio. Teniamoci in
contatto.
(1) Marco Presta, Un calcio in bocca fa miracoli, Einaudi, Torino 2011, pp.102-6 --- Marco Presta è quello del Ruggito del Coniglio, la trasmissione della radio. E' un piccolo Totò, a modo suo geniale. Il romanzo è una simpatica apologia del cinismo, divertente e con una modica quantità di saggezza e sentimento. L'ho letto volentieri, come altri a cui l'ho prestato o regalato. L'anonimo protagonista ama segretamente e invano la portinaia del brano, tristemente irretita dal bieco e banale barista del brano, Gastone, e dai suoi denti nuovi.
(1) Marco Presta, Un calcio in bocca fa miracoli, Einaudi, Torino 2011, pp.102-6 --- Marco Presta è quello del Ruggito del Coniglio, la trasmissione della radio. E' un piccolo Totò, a modo suo geniale. Il romanzo è una simpatica apologia del cinismo, divertente e con una modica quantità di saggezza e sentimento. L'ho letto volentieri, come altri a cui l'ho prestato o regalato. L'anonimo protagonista ama segretamente e invano la portinaia del brano, tristemente irretita dal bieco e banale barista del brano, Gastone, e dai suoi denti nuovi.
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