Allora:
c'è questa ragazza che sta passando uno dei momenti più difficili
della sua vita in uno dei giorni più difficili della sua vita. E'
appena uscita dalla chiesa del suo paese e cammina dietro una
macchina grigia che procede lentamente. Sulla macchina c'è suo padre
in una cassa di legno e lei lo segue con gli occhi pieni di lacrime,
vicino a lei sua madre e suo fratello, intorno a loro tutti i
parenti, dietro molti, molti amici.
Suo
padre era un uomo grande, di quelli che quando ci sono occupano un
sacco di posto e quando non ci sono più lasciano un vuoto
altrettanto grande. Se n'è andato senza avere il modo e il tempo di
dire qualcosa. Non che la sua vita non abbia detto abbastanza, non
che alla ragazza e a tutti i suoi non restino abbastanza ricordi e
fatti da ricordare e da pensare per tutto il tempo che ciascuno avrà
da vivere, ma quando ti lasci dietro tutto di colpo, senza poter fare un saluto, questa interruzione resta dentro a tutti. E brucia. Poi
possiamo discutere, come facciamo ogni volta, se sia meglio partire
così, quando si è ancora pieni di tutto e si avrebbe ancora tutto
da fare, oppure abituarsi all'idea combattendo più o meno a lungo
contro il corpo che ti tradisce e ti abbandona. Tanto sappiamo che
non se ne esce e che un meglio non c'è, che tutte e due le cose sono
peggio.
Comunque
c'è questa ragazza che oggi ha dentro una bestia che le morde il
cuore e non può farci niente, le pare. Ha vicino tutte le persone
che le vogliono bene, ma nessuno di loro in quel momento è capace di
mandare via la bestia, ci vorrebbe un potere che nessuno ha. Non è
disperata, in fondo sa che la sua vita resta piena di promesse in cui
credere, di cose di cui fidarsi. Ma in quel momento le sembra che
quello che le hanno tolto si sia portato via tutta la felicità
possibile. In fondo sa che non è così, ma adesso non riesce a
rendersene conto, non le pare che ci sia più neanche uno spiraglio.
Così
cammina lentamente insieme agli altri, con gli occhi che non vedono,
ma a un certo punto si scuote appena e si guarda intorno come
cercando qualcuno. Cerca qualcuno e lo vede. E' un ragazzo alto e
magro, come un po' impacciato dalla sua stessa altezza. Ha addosso
una giacca che lo fa sembrare appena uscito da uno dei primi film di
Ermanno Olmi, quelli degli anni '50 o '60, e ha completamente, senza
equivoci, l'aria del bravo fiol. Dunque lei lo vede. E se lo va a
prendere: fa qualche passo verso di lui e gli tende la mano. Lui
tende la sua e si fa trascinare accanto a lei, che lo stringe al
fianco col braccio sinistro, mentre lui col destro le cinge le
spalle. Così si sostengono.
Lui,
quando ha saputo, è venuto subito a casa dall'università per
andarla a trovare. Quando si è così giovani i sentimenti possono
avere una forza spaventosa. E' triste, certo. E' preoccupato,
naturalmente. Capisce bene, anche se in modo un po' vago, che quella
cosa è grossa e importante. Che è una prova che va affrontata e che
non è semplice né piacevole, ma è importante: decisiva, può
darsi. Forse ha paura di non sapere cosa dire e forse sua mamma gli
ha fatto coraggio: sa che suo figlio ha un cuore e sa che certe volte
il cuore bisogna seguirlo, o magari basta seguirlo, anche quando (o
proprio quando) le cose si fanno difficili. Sua mamma non sa gran che
di più, ma si fida di suo figlio. E poi, per esempio, lui un giorno
ha portato a casa un vasetto di marmellata. Quando sua mamma gli ha
chiesto di dove veniva, le ha fatto una bella impressione sapere che
era stata lei, la ragazza, a dargli il vasetto, e che l'aveva fatta lei con la
frutta di casa sua. Di questi tempi, una ragazza che fa la
marmellata. Così si sostengono. Per un po' camminano insieme,
stretti, sulla strada che porta al campo santo, con quella macchina
davanti e tutta la gente, tanta gente, dietro.
Non
sappiamo cosa se ne farà la vita di questi sentimenti. Quando si
è così giovani tutti ti guardano con disincanto perchè sanno
quanta acqua deve ancora passare sotto i ponti. Lo sanno meglio di
te (di te ragazza che piange, di te ragazzo magro), e questa volta è vero: tu hai l'idea di quanto le cose possono
cambiare, ma ce l'hai perche te lo hanno detto, perchè ci ragioni un
attimo. Ma rendersene conto sul serio è un'altra cosa. Però non è
necessario che cambi sempre proprio tutto, che i pensieri e le
persone che ci si coltiva da giovani sfumino e si perdano a tutti i
costi e in ogni caso. Per esempio fuori dalla chiesa, per caso, c'è anche
L.V., che ha solo qualche anno più della ragazza che piange e del ragazzo magro. La si ricorda bene: serissima e
affidabile, dunque non a caso laureata in tempo, dunque non troppo
sorprendente quando ti dice (a te, il suo vecchio prof.) che si sposa tra pochi mesi, a
venticinque anni, e che quello con cui si sposa è il moroso che
aveva già quella volta, quand'era a scuola, quello con cui sta insieme da
dieci anni. A volte quei sentimenti così forti poi durano, si
trasformano in un materiale pesante e resistente abbastanza da
reggere alle intemperie e magari alle catastrofi. A volte no. Ma, di
un giorno così pieno di sofferenza, l'immagine di quelle due mani
che si prendono e di quei due corpi che si fanno vicini quanto possibile
è quella che possiamo provare a ricordare quando cerchiamo,
ciascuno come tutti, tutti i giorni, di trovare speranza e coraggio
abbastanza per riuscire a percorrere tutta la nostra strada, ciascuno la propria. Fino al
punto esatto in cui si spegne.
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