La solitudine di Walt Kowalski |
Facendo, tra l'altro,
parecchi film, alcuni dei quali un po' sotto media, ma in genere di
livello buono, con alcune cose davvero indimenticabili e degne di
culto. Faccio un breve elenco: Potere
assoluto e Mystic
river più ancora del
notissimo Million dollar baby,
ma anche Un mondo perfetto
e i vecchi I ponti di Madison
County, Gli
spietati e
Bird.
Qualche
tempo fa abbiamo visto Gran
Torino assieme a V. Tra
parentesi, V. ci ha mollato abbastanza coi Pokemon ma tristemente
continua a vedere spesso cartoni di merda e telefilm più o meno
cretini da preadolescenti, contro i quali la lotta continua, non solo
attraverso proposte un po' più alte ma potabili per la sua delicata
attenzione e età (proposte che riscuotono un discreto successo,
magari dopo un po' di lotta iniziale), ma anche attraverso
un'attenzione selettiva che cerca di proporre valutazioni anche
diverse tra loro, tipo salvare almeno in parte un cartone inventivo e
capace di sgradevolezze non gratuite come “Adventure time”, del
quale mi devo informare un po' di come viene fuori e di chi lo fa.
Anche,
naturalmente, attraverso momenti di silenzio e di tranquilla
sopportazione di cose che un bambino fa perché è un bambino e va
lasciato guardare a volte anche roba scema (chissà qual è lo
sbaglio peggiore...).
Gran
Torino è stata una delle
proposte alte
di cui sopra. E direi che ha funzionato abbastanza. Non so quanto V.
lo consideri memorabile, ma penso che la sua buona memoria gli
permetterà di averlo presente con sufficiente chiarezza nelle sue
implicazioni principali e in alcune delle scene più potenti. Questo
non fa istantaneamente piazza pulita dei cartoni di merda, ma almeno
potrebbe essere una dose di antidoto e un mattoncino nella difficile
costruzione di una sensibilità diversa, anche se l'incubo del
rifiuto totale di cui molti fioi con sovrana incoscienza si rendono
protagonisti resta sempre dietro l'angolo.
Ma
il punto del film che mi viene in mente qui non è principalmente
questo. La cosa principale qui è il modo in cui si racconta la
dissoluzione del rapporto familiare di cui l'operaio polacco
americano Walt Kowalski è protagonista e vittima, si racconta come
tra lui e i suoi figli e nipoti si apra, per la sola forza delle
cose, dei normali eventi in cui le esistenze si strutturano, un
abisso insuperabile, una lontananza dello spirito e dei sentimenti
niente affatto inconsueta o impossibile, ma che oggi le abitudini e
gli stili di vita e il sistema produttivo e quello
dell'intrattenimento e i passatempi e la tecnologia tendono a
favorire con una facilità più grande, mi pare, di sempre. E' la
stessa distanza che rischiamo di trovarci aperta sotto i piedi nello
spazio che ci separa dai nostri figli, quelli con cui tutti i giorni
sto io, insieme a quelli come me. Mentre lavoriamo da altre parti e
su altre cose, lasciamo i nostri ragazzi incustoditi nelle mani
frettolose e maldestre di questo mondo, che ce li cambia con le sue
armi sottili e potenti. E poi, quando li andiamo a cercare di nuovo,
chissà che cosa, chissà chi troviamo. Sempre successo? Forse. Ma a
me sembra che le armi oggi siano ancora più potenti. Noi che stiamo dentro
la scuola dovremmo sapere quanto è importante e quanta cura richiede
questo compito di custodire i ragazzi: non nel senso di tenerli
all'oscuro, ovviamente, ma nel senso di attrezzarli un po' perché
invece di subire del tutto siano in grado di confrontarsi con questo
mondo restando in piedi e guardando fuori con gli occhi bene aperti.
E paradossalmente, dice Clint, in questo compito di attrezzare
possono riuscire meglio tradizioni strane, apparentemente poco
ragionevoli e fondate solo sulla loro permanenza dentro una comunità,
che non il nostro mondo con tutte le sue sterili garanzie e
protezioni formali che spesso lasciano esposto l'individuo a tutto.
Naturalmente Clint dice questo perché è un vecchio conservatore che
della dimensione pubblica in sostanza non si è mai fidato. E io non
sono d'accordo: credo che tutte le istituzioni che i sistemi liberali
mettono in piedi per proteggere gli individui (come per esempio la
scuola, la scuola pubblica, ma non solo...) siano forse il patrimonio
più importante di cui un individuo possa servirsi per crescere e
restare libero. Ma bisogna che non restino gusci vuoti e che siano
riempiti di sostanza, che trovino la forza di dare una forma al
nostro modo di vivere. Una forma parziale, discutibile, fallibile, ma
a partire dalla quale ci sia possibile muovere dei passi.
Altrimenti
avrà ragione Clint/Kowalski che, dopo aver cominciato a frequentare,
quasi per forza e chiaramente di malavoglia, i suoi vicini orientali,
si rende conto che almeno loro, come lui, hanno dentro qualcosa di
autentico e radicato che permette loro di affrontare la tremenda
pressione del mondo con qualche probabilità di restare umani. E,
proprio nel momento in cui si sente male e scopre di avere dentro
qualcosa (di cui subito sospetta quanto lo avvicini alla morte) si
guarda allo specchio e si dice: “I've more in common with these
gooks than I do with my own spoilt rotten family. Jesus Christ!”
'these gooks' è un po' come dire 'questi cagariso'.
RispondiEliminaMa non etimologicamente... O sì? Guggo traslatore per gooks mi dà "musi gialli" ma non capisco il senso preciso. E per "spoilt rotten" mi dà "viziati marci", mentre il doppiaggio della versione italiana dice "depravati", che mi pare francamente stonato.
RispondiEliminaNo non etimologicamente. Ricordo un sito della mia giovinezza che si chiamava rotten qualcosa dove mettevano le foto delle autopsie.
RispondiEliminaCool! Anzi: Awesome! Dovresti fare la webguida turistica, l'umanità si sta perdendo un'esperienza del mondo che deve essere trasmessa...
RispondiElimina'When I start getting sad I stop being sad and get awesome instead' (Barney Stinson)
RispondiEliminaQuanta saggezza in queste parole, è che ci vuole un'energia ineriore prodigiosa, che solo pochi.
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