Come spesso
accade, specialmente verso fine trimestre, le ore buche vengono
occupate da interrogazioni di recupero supplementari per chi ha
qualche difficoltà,
cosa non bellissima perché significa portare
fuori la gente da una lezione che ovviamente avrebbe il suo senso e
la sua ragione per essere seguita, ma che si fa (d'accordo tra
colleghi in modo da stabilire un equilibrio accettabile) perché
altrimenti è difficile trovare il tempo necessario a fare questo
lavoro che in realtà è molto importante. Del resto io ho sempre
detto: fatemi fare questa cosa al pomeriggio e la faccio subito, non
mi serve un soldo in più (almeno per ora...), purché mi permettiate
di far fare a chi è più in difficoltà un po' di lavoro di qualità,
che serve.
Bon: oggi
toccava allo studente D.V., notoriamente serissimo, che ha avuto
problemi di salute impegnativi ed è rimasto indietro non per colpa
sua. Ma non ci siamo capiti: lui intendeva sabato prossimo e allora
va bene, l'ora buca resta buca e io sistemo compiti eccetera. Per
prima cosa mi ricontrollo le assenze sul registro e per farlo mi
metto sul tavolo che c'è in atrio al primo piano, dove ci sono già
due studenti che fanno matematica e che, gentilmente, quando mi
vedono arrivare mi fanno spazio.
Verifico che
non siano fuori abusivamente e mi assicurano che sono del tutto
legittimi perché “non si avvalgono”, cioè non fanno religione.
Apro le mie carte e mi metto, ma con la coda dell'occhio li continuo
a osservare, anche se parlano di roba che per me è praticamente
svedese e nel merito della quale non sono minimamente in grado di
entrare. Ma si capisce che dei due uno se la cava e l'altro è più
scarso, e quello che se la cava, come è giusto, spiega all'altro. A
un certo punto arrivano a un passaggio e il Bravo (B) fa allo Scarso
(S):
B – Bon. E
adesso cosa si fa?
S – Ahhh.
Mi pare che questo e' uno di quei casi in cui si puo fare la
depilazione dello scroto (1),
ma non ricordo perchè in questo caso si può fare...
B –
Giusto! Si può fare. Non ti ricordi perchè?
S – No...
B – Va
bene, poi dopo te lo spiego io, intanto vai avanti...
S – Ok.
Allora...
Io non sono
un esperto di quella che gli specialisti di didattica chiamano peer
education, che è questa cosa per cui tu organizzi gli studenti in modo
che si spiegano le cose tra loro e si controllano. So (perchè me lo
hanno detto) che se si riesce a dare ai fioi qualche indicazione di
metodo precisa su come studiare insieme, uno può imparare dal
compagno di classe tanto quanto o anche più che dal prof, e che
riuscire a praticare questo sistema fa bene a tutti, agli Scarsi come
ai Bravi. So anche che non è facile e che mediamente se due fioi (o
tose, quasi uguale...) si mettono a studiare insieme è facile che la
cosa finisca abbondantemente in vacca.
Due studenti
di una volta, di cui ho già fatto cenno in qualche occasione,
avevano coniato il concetto, piuttosto efficace, di “ore di studio
lorde”, definendole pressappoco come un tempo in cui si studia con
la televisione o la musica sempre accesa e ci si interrompe ogni
cinque minuti per mangiare qualcosa o fare pipì o commentare
qualsivoglia questione non pertinente: il calcolo era che un'ora
lorda di questo tipo corrspondeva a circa 10 minuti netti. Questa
definizione accompagnava la trasmissione via mail ai compagni (e, più
o meno per errore, anche a me) di un esercizio di traduzione da
Seneca il cui risultato, riportato qui sotto (2) costituisce un
ottimo esempio classico di versione della quale lo studente non ha
capito un cazzo, pur riuscendo a produrre un testo: quasi
completamente insensato ma che permette allo studente stesso di dire
che ha fatto i compiti, che ci ha provato, che ci ha lavorato sopra
ma proprio non gli veniva.
Tutto questo
solo per ricordare quanto sia difficile studiare insieme, ma anche
quanto sia fondamentale e spesso risolutivo concentrarsi
appena si può sulle cose che non si riesce a fare: specialmente se
appena appena si ha la possibilità di avere una dritta da chi le sa
fare. E per dire che quando vedi queste cose, cioè i fioi che si mettono
lì seriamente e lavorano, che per quell'ora si mettono tutti interi
nelle cose che hanno da studiare, un po' di speranza torna.
Di qui il
titolo del post. Sul quale pensavo di fare un piccolo quiz, al quale
ho rinunciato appena mi è venuto in mente che Google risolve
facilmente in un attimo quasi tutte le sfide a citazioni. Il titolo
viene da quella bellissima cosa di Leopardi che è il Dialogo di Cristoforo Colombo e Pietro Gutierrez,
sedicesima delle Operette Morali, libro che col
passare del tempo trovo sempre più preferibile anche a molti degli
iperfrequentati Canti. Dialogo che, al di là del
resto, si conclude con quella breve battuta che, nella sua
semplicissima e non del tutto disincantata rassegnazione, fornisce un
paradigma che mi pare utile come atteggiamento da assumere rispetto a
tutte, o quasi, le nostre stesse speranze, piccole e grandi, cioè
con Gutierrez che dice: “Voglia Dio questa volta ch'ella si
verifichi”. Ella, cioè la speranza.
(1)
naturalmente lo studente non ha detto davvero “la depilazione
dello scroto”, ma ha nominato qualche procedimento o operazione
matematica di cui io non ho alba e che quindi non mi ricordo
minimamente. Uso quindi questa espressione per significare appunto:
“procedimento o operazione matematica (presumibilmente abbastanza
complessa) di cui io non ho alba”.
(2) La
ricerca della “euthimia” ovvero della tranquillità dell’anima
Ciò
che desideri è sommo, grande e vicino agli dei; non turbarsi. I
Greci chiamano questa stabile sede dell’animo eutimia, sulla quale
fu egregia l’opera di Democrito, io invece la chiamo tranquillità,
infatti non fu necessario imitare e tradurre le parole alla forma di
quelli: la stessa cosa su cui ci si occupa deve essere indicata con
qualche nome, poiché deve avere la forza della pronuncia greca.
[pezzo saltato]. Cerchiamo in che modo si possa pervenire a ciò
in tutto: prenderai dal rimedio che si offre quanto vorrai. Mentre
tutti i vizi devono essere esposti, di cui ciascuno conosca la sua
parte, allo stesso modo tu conosca con quanto meno negozio che
da quello tu abbia con il tuo fastidio, i quali legati ad una
professione meravigliosa e più grande il pudore dei lavoratori sotto
iscrizioni onorifiche così splendide nella simulazione piuttosto che
la volontà tenga.
AAAAAAAAAAAAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHA LA VERSIONE AHAHAHAHAH
RispondiEliminaQuasi come: "Il porcellino....... porcellino..... il porcellino... porcellino", versione prodotta dallo studente A.B. in quarta ginnasio, dal greco, trovando sul Rocci SOLO "porcellino" perché era al nominativo.