mercoledì 26 settembre 2012

GENIO CRIMINALE (1)

Lo studente è un animale. Non solo in senso cattivo, almeno non necessariamente. Nell'istinto di sopravvivenza della bestia da classe c'è un lato profondamente rispettabile: vero, vitale, umano. La sua pretesa di sfuggire a qualsiasi proposta non sia abbastanza forte da catturarlo, trattenerlo, vincolarlo, è una delle sfide difficilissime in fondo alla quale però sta chiuso il senso del nostro lavoro, anche se mi è spesso sembrata vigliacca: tutte le volte che ho visto classi capacissime di essere forti con prof. deboli e deboli con prof. forti, capaci quindi anche di far uscire dall'aula in preda alla disperazione e, magari, alle lacrime, professorine/i più o meno giovani e supplenti più o meno inesperti.
Giusto, lo stesso ragionamento vale per il prof, ma di solito il problema non si pone più di tanto: il prof., a meno che non sia proprio Hannibal the Cannibal (qualcuno ci sarà, ma confesso che io non ne conosco...), tende ad avere dei riguardi per il fiol o la tosetta timidi e/o imbranati, salvo poi, questo in parte è vero, tendere anche a farsi girare i maroni di fronte a difficoltà di rendimento croniche o pervicace refrattarietà allo studio (ma il pervicace refrattario di solito non è timido e imbranato...). E questo è ancora un altro problema: come sbloccare, se è possibile, o come aiutare in qualche modo quelli che in un dato momento, anche dopo molti tentativi, proprio non ce la fanno. L'insufficienza cronica è un problema che mi tormenta. Ma di questo altrove.
Qui volevo solo raccontare come la natura animale dello studente si manifesti, in tutta la sua potenza e nel modo più diretto, nell'invenzione continua di strategie di fuga e di sopravvivenza che, certo, vanno conosciute e combattute, ma che, a volte, nella loro tenace e fantasiosa fioritura, possono suscitare anche qualche moto di ammirazione sincera. Nientissimo di nuovo: è cosa che tutti sappiamo e abbiamo sperimentato. E che non cancella il fatto che copiare sia una cosa bastarda, dannosa e schifosa. Altro tema importante. Ma qui adesso raccontiamo solo un paio di trovate geniali (mettendole in ordine dalla meno alla più) che hanno consentito a degli studenti furbi e infingardi di farla franca in modo completamente pulito sotto il naso di prof. sostanzialmente scrupolosi e a posto ma inermi di fronte all'intuizione fulminea della scappatoia infallibile da parte di un istinto profondo e sempre all'erta.
Primo: B. uno della mia età, storia di molti anni fa. Il colpo è semplice come l'acqua, tanto che molti lo avranno messo in atto. Ma io non ci avevo mai pensato prima che B. me lo raccontasse. Il punto è elementare: si fa a meno di consegnare il compito. Deve essere una materia in cui non si va così male e non si è dei sorvegliati speciali, altrimenti è facile che il prof. se ne accorga. Ma in questo caso era il tema di italiano: difficile che si sospettino grandi macchinazioni. Dunque B. che pure ha fatto il compito, decide che quello che ha prodotto fa schifo e che non vuole consegnarlo. E non lo consegna. Lo mette in cartella (o zaino, o che) e esce fuori. E il prof. non se ne accorge.
E se se ne accorgeva? Rischio limitato: si può fingere stupore e sbadataggine. E in ogni caso è il prof. che deve preoccuparsi di avere raccolto tutti i compiti. In ogni caso qui non se ne accorge. E passano i 10 giorni circa canonici e il prof. porta i compiti corretti. E quando li consegna, B. meschinamente, vigliaccamente, alza la sua manina con il ditino proteso e fa: “Scusi, prof., e il mio compito?” Costernazione e smarrimento del semianziano, serissimo e scrupoloso prof., che si scuote, rovista nella borsa ma non trova niente. Si scusa: non sospetta minimamente. Dice che deve aver dimenticato, che deve essere a casa. Ma poi, quando va a casa, cerca e non trova: lì il compito non c'è. Il prof è mortificato e ha delle crisi di coscienza: è uno preciso che tiene tutto da conto, che si segna tutto, che non si è mai dimenticato una riunione, neanche la più inutile. E adesso questa vergogna. Casa sua viene rovesciata più volte, ma ovviamente il compito perso non spunta fuori. Probabilmente gli tocca anche spiegare la cosa al preside (ma questo non lo so). Vabbè, in qualche modo ci si passa sopra, B. ovviamente non protesta e non la fa troppo grossa, il suo l'ha ottenuto e non ha senso infierire sulla tristezza di un poveruomo...
Racconta B. che il prof. a un certo punto, dopo anni, lo trova per strada e lo saluta. E gli chiede. Dà segno di essersi tenuto la spina nel cuore per tutto quel tempo e di essersela periodicamente rigirata, fino a quando l'amor proprio e l'autostima gli fanno, grazie a Dio, nascere dentro il sospetto. E allora quando lo incontra gli chiede: quasi lo prega, con la voce che vibra, con dentro più stanchezza che rabbia. E quando finalmente B. confessa, il prof è più sollevato che incazzato, tanto che se ne va salutando quasi cordialmente: può morire felice o quasi, la sua coscienza è intatta. Speriamo solo che non sia morto subito...
Qui il grandioso non è tanto la folgorante intuizione del misfatto, quanto la spietata indifferenza del criminale di fronte alla sofferenza di un uomo comune e serio, sconvolto di fronte allo spettro della propria indegnità e resuscitato dalla scoperta (conferma) della propria innocenza. Cosa resta del piccolo dramma di questo collega di anni fa di cui neanche so il nome? Se non altro un minuscolo e fondamentale precetto tecnico: quando esci dall'aula dopo il compito, CONTA i fogli che hai in mano. Basta questo per evitare di passare per fesso una volta di più e di procurarti rogne per niente, solo perché un piccolo zozzone vuole svicolare di fronte a uno dei tanti paletti di fronte al quale gli toccherebbe, come a tutti, fermarsi. 

Gli altri Geni Criminali sono qui (2) e qui (3) 

2 commenti:

  1. Potrei passare delle ore a raccontarti una serie di aneddoti - psicotici, anche se non ci credi - su questa cosa dei compiti consegnati, non consegnati, controllati tre volte, sia da un lato che dall'altro della cattedra.
    Invece dirò che "Ma di questo altrove." e "Nientissimo di nuovo" sono due frasi notevoli.

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  2. Non aspetto altro: conta,conta, va bene anche la psicosi...

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