domenica 11 novembre 2012

PAROLE CROCIATE

Si sa che a volte le risposte migliori vengono in mente quando il momento è passato e ormai non servono più. A volte la cosa brucia, per esempio se c'è in ballo una polemica in cui la risposta mancata sarebbe servita a mettere a tacere in modo quasi definitivo qualche ignorante inopportuno o a vincere una battaglia contro qualche nemico storico, magari di fronte a un po' di pubblico. A volte, come nel caso che segue, fa niente: si è solo persa l'occasione di fare una battuta. Il nesso con i post precedenti è molto tenue: sta solo nel fatto che la scena è sempre la notte in albergo durante la gita.
Certamente un'altra gita, ma forse la stessa città e forse anche lo stesso albergo della microstoria di non-amore di N.D. e R.B. Questa volta è tardi. Tardi tardi tipo le due e mezza. Tipo che tu all'una e mezza sei crollato con la speranza-illusione che la situazione fosse tutto sommato tranquilla e invece dopo un po' sei stato svegliato da rumori indistinti ma quasi certamente attribuibili a studenti/esse che sghignazzano in camera e scavallano o sgallinano nei corridoi, magari con contorno di passi di corsa e porte sbattute.
Tu e i tuoi colleghi (vai in gita con colleghi di cui ti fidi, che sai che sono come te e sono sempre presenti, tengono d'occhio, se serve spaccano) ci avete provato a stancarli durante il giorno a forza di musei e monumenti e tappe semiforzate a piedi attraverso la città, cercando anche di fare in modo che qualcosa dello spirito e della storia di quella città gli entri dentro almeno un po', nei loro occhi ottusi dalla quasi invincibile miopia adolescenziale di cui sono inevitabilmente preda. Ma le gite scolastiche come le facciamo noi in genere sono un aspetto del costume davvero incivile, al limite della barbarie, per colpa di tanti fattori dei quali mette conto ragionare prima o poi. Il fatto che resta è che loro sono irriducibili e la notte hanno sempre vitalità e adrenalina a muoverli in quantità enormemente superiore a quella che tu ti inietti dentro attraverso la siringa del senso di responsabilità.
Dunque, prevedibilmente ma inopinatamente svegliato, ti alzi ripassandoti in mente vari pantheon di religioni miste, ti infili la tutazza, eviti di guardare allo specchio la tua immagine depressa e desolante ed esci in corridoio, dove qualcuno corricchia via e gira l'angolo: altri passi, altre porte sbattute. Tu hai l'elenco della distribuzione nelle camere e cominci dalla prima. Bussi, aprono, vedi chi c'è, fai un po' di predicozzo: che si era detto, che eravamo d'accordo, che non si fa, che da adesso in poi. Quindi rimandi al loro letto gli estranei a quella stanza e passi a quella dopo e avanti, con sistema. A un certo punto arrivi a una stanza dove sono segnate due ragazze teoricamente tranquille. Da dentro non arriva suono. Bussi e niente. Ribussi e aspetti. Qualcosa: tramestio non troppo concitato. Pensi che sto giro hai svegliato le uniche due che dormivano beate, poi ti aprono: è L.G. una delle due, con addosso il suo pigiamino da educanda. Ma non ha l'aria assonnata: è un po' ansiosa e si capisce subito perché. Chiedo chi c'è là. “Siamo io e D. che facciamo le parole crociate”, risponde. Ora, D.T. non è la sua compagna di stanza ma un ragazzo e più precisamente il suo moroso storico. Stupido io a non ricordare e a non immaginare da prima che questa poteva essere appunto una delle ordinarie stanze-rifugio per coppie di piccioni già strutturate. Ma comunque bussare dovevo. Il punto è: adesso che cosa faccio? La guardo e resto perplesso per dieci secondi. Lei legge la perplessità nei miei occhi e vede probabilmente l'imbarazzo nella mia bocca semiaperta mentre cerco le parole. Alla fine dico qualcosa come: “Ok, niente confusione, mi raccomando”. Raccomandazione utilissima, come si può capire. Giro sui tacchi e me ne vado signorilmente. Solo il giorno dopo mi viene la risposta buona di fronte alla scusa più inconsistente del mondo, quella delle parole crociate. “Sì, ma siete verticali o orizzontali? ”. Ecco cosa avrei dovuto dire.

P.S. La storia tra L.G. e D.T. è seria, dura a lungo e finisce con un certo dolore (specie di uno dei due, mi par di ricordare...) dopo la fine delle superiori. Oggi uno dei due è all'estero, sposato. L'altro, mi pare, lavora in città non troppo lontano da qui. Grado di felicità naturalmente impossibile da determinare: Dio solo.

1 commento:

  1. :D
    non so se ridere di più per la tua battuta a posteriori o per questa sghèra che la prima scusa che le è venuta in mente sono state le parole crociate. Creatura.
    :D

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