martedì 19 febbraio 2013

COME PIETRE

Chissà come ci si sente a essere funzionali alla trama. Nei romanzi, a volte anche in quelli belli, ci sono spesso personaggi che consistono di un solo gesto (idea, passione...) che hanno il compito di ripetere e significare tutte le volte che la vicenda li chiama in scena. Un mestiere, un'idea politica, un amore, una devozione alla propria famiglia bastano a far consistere un'intera ipotesi di vita. Il che naturalmente è possibile perchè nessuno viene mandato dal narratore a chiedere a quel personaggio com'è che la sua vita si è coagulata proprio attorno a quella cosa lì: ci sono semplicemente degli stampini in cui viene colata l'identità, poi basta staccarla e spostarla dove serve.
Tanti anni fa mi era venuta l'idea di prendere nota di questi personaggi marginali, dietro ai quali mi sembrava che si aprissero nei romanzi infinite possibili deviazioni, e di scrivere una serie di racconti per cercare proprio di capire come erano cresciute quelle figure, cosa le aveva portate fino a quel punto, che poi molto spesso era la morte. Perchè il romanziere quei personaggi in genere li manda a farsi ammazzare in qualche modo fatale, così che, quando la tragedia accade, il lettore pensa che il destino di quel personaggio era inscritto fin dall'inizio nel suo carattere.
Il primo racconto avrebbe dovuto essere la storia di Demmie Vonghel, personaggio (del quale ricordo quasi solo il nome) di un romanzo importante (ma del quale ricordo quasi solo il titolo): Il dono di Humboldt di Saul Bellow del quale ho letto tante cose tanto tempo fa e non me ne resta quasi niente. Era una donna, forse una morosa o la prima moglie di uno dei due protagonisti. Se non sbaglio moriva in un incidente aereo dopo aver attraversato il romanzo con relativa leggerezza, senza lasciare gran traccia. Ma anche se ricordo male (non ho il libro: avevo, credo, meno di vent'anni e diversi Bellow li avevo presi in biblioteca comunale) mi resta nella memoria una grande pietà verso questa donna interrotta a cui volevo rendere giustizia facendola parlare e facendole dire finalmente le cose che pensava davvero. Perchè a volte capita anche a noi di trattare qualcuno come se fosse un sasso: specialmente le madri, i padri, le persone utili di cui si dà per scontato che ci sono, e che a volte se lo meritano per aver permesso agli altri di trattarli da cose, ma ai quali sarebbe bello che qualche potenza celeste trovasse un posto non troppo scomodo dove stendere le gambe e dormire, girati dalla parte che preferiscono.

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