A
volte basta poco. E la cosa è facilitata dal fatto che parlare con
V. è una delle cose più belle, divertenti e commoventi del mondo.
Se hai la possibilità di costruirti il lessico familiare in
collaborazione con un figlio sveglio e simpatico come V., allora sai
che è un'operazione appassionante, che oltre a tutto può fruttarti
un certo credito presso di lui prima della stagione ingrata e,
probabilmente (ahimè), in qualche misura inevitabile, in cui
diventerai ai suoi occhi un incrocio fra un babbeo e uno stronzo.
Sfruttando occasioni casuali si possono raggiungere vertici di
comicità surreale e pura poesia, magari difficilmente apprezzabili
da estranei, ma che a noi danno una certa soddisfazione: per esempio
qualche tempo fa abbiamo inventato una storia che ci piace molto
sulla base di un disegno piuttosto bizzarro fatto da un suo compagno
di classe. Io naturalmente non l'ho visto, ma V. mi ha descritto la
scena come una situazione truculenta in cui un maiale vivo viene
fatto a pezzi da dei robot che con delle lame, non so se seghe o
coltelli, gli staccano le membra mentre lui sgomento, dice (o pensa):
“Non avrei dovuto venire...”.
La
nostra immaginazione malata ha ricostruito l'antefatto della scena
ipotizzando che il maiale, ignaro e tranquillo nella sua linda
casetta di porcellino, riceva un depliant dalla grafica un po'
chiassosa che presenta l'evento “I ROBOT INCONTRANO I MAIALI”
annunciato nella sala conferenze del prestigioso
Hotel Europa. Il maiale è incuriosito e attratto: lo affascinano
queste strane creature cibernetiche e poi l'occasione mondana gli
pare imperdibile, quindi dentro di sé decide subito di partecipare
alla serata. E' vero che, ripensandoci, viene sfiorato da un sospetto
nei confronti di quegli esseri in fondo estranei e pieni di incognite
e che allora ha un attimo di incertezza e quasi di paura. Ma poi si
rassicura pensando che in fin dei conti si tratta del prestigioso
Hotel Europa... Che cosa gli potrebbe mai capitare in una sede così
autorevole, in un ambiente così raffinato? Quindi si prepara e si
reca. Ma mal gliene incoglie perchè, appena giunto nella sala
dell'incontro, sotto i suoi piedi si apre improvvisamente una botola,
evidentemente predisposta dai diabolici automi grazie alla loro
straordinaria tecnologia. Attraverso di essa uno scivolo precipita il
maiale, sgomento e stordito, in una specie di sala-mattatoio dove
viene subito catturato e sottoposto alla tortura sopra descritta. E'
lì, in quel momento, che, vedendosi perduto, tra il disperato e il
rassegnato, dice (o pensa): “Non avrei dovuto venire...”.
Ok,
è una cagata, ma noi ci divertiamo. Ed è un modo bello e non
cretino di stare insieme. E mi permette di acquisire quel piccolo
credito di cui dicevo, che poi ogni tanto risulta possibile
riscuotere. Come ad esempio recentemente, un giorno che V. va in giro
con L. a fare commissioni e le chiede il permesso di tacchignare il
suo cellulare e leggere i messaggi. L. acconsente per tenerlo buono,
e lui trova il seguente messaggio, mio, per L., nel quale la
informavo di aver trasferito V., come
d'accordo, a casa di un'amichetta, e di altre cose familiari
semibanali. Il messaggio è questo: “Bubu
è dalla Robbi e il suo papà di lei li porta ambo dalla Donatella,
che V. ha definito “moglie napuletana racchia e urlante, ma
simpatica”. Me sorea ha seminarcotizzato la bestia e l'ha portata
dal vetero: essa fu vaccinata ma ha un dente cariato e lo perderà.
Ok,
gnente de che. Ma a V. è piaciuto e (mi ha raccontato L.) dopo
averlo letto ha detto: “Papà è un genio!”. Eccessivo e
immeritato, d'accordo, ma godiamocelo, prima che arrivi la stagione
ingrata e prima che la sua considerazione per me prenda normalmente
il tono della commiserazione e del compatimento.
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