Interno
giorno. Aula della quarta liceo. Interrogazione di recupero sulla
filosofia moderna. Il Prof. (P) interroga Carla (C) e Aldo (A).
P
– Ok: Carla, per piacere, dà un pugno a Aldo.
Carla
dà a Aldo un leggero pugno sulla spalla
P
– Aldo, ti ha fatto male?
A
– No.
P
– Ok, ma hai provato una sensazione, giusto? Possiamo per comodità
dire che hai provato un leggero dolore anche se in effetti non hai
sentito quasi niente? Se ti aiuta posso chiederle di darti un altro
pugno, un po' più forte...
A
– No, no, va bene, ho provato un leggero dolore.
P
– Ma il dolore lo hai provato tu o il tuo corpo?
A
- …
P
– Cioè: il dolore è un fenomeno che riguarda il tuo corpo o la
tua coscienza?
A
– Tutti e due.
P
– Ecco, d'accordo. Ma Cartesio direbbe che anche spiegare questo
semplice fenomeno, precisando, per esempio, se è un fenomeno che
riguarda prima il corpo e poi la coscienza o viceversa, è un
problema.
A
– Ah, sì, perchè non è chiaro come il corpo trasmette le
sensazioni alla coscienza e come la coscienza trasmette le azioni al
corpo.
P
– Sì, ma non le azioni: le azioni le fa poi il corpo, gli impulsi
che la coscienza manda al corpo e il corpo riceve agendo sono...
A
- …
P
– Volizioni. E perchè non si spiega questa trasmissione?
A
– Perchè il corpo è esteso ma l'anima no, allora non si capisce
come fa una realtà corporea a modificare una realtà incorporea e
viceversa: le realtà corporee sono soggette a rapporti di causa ed
effetto, ma tra loro, corpo con corpo, invece non possono influire su
una realtà incorporea.
P
– Giusto, ma Leibniz pensava di avere una buona spiegazione per
superare le difficoltà di Cartesio.
A
- …
P
– Come spiegherebbe Leibniz il dolore che hai provato ricevendo il
pugno?
A
- …
P
– Carla?
C
- Le monadi...
P
– Ok, con Leibniz quelle c'entrano sempre, ma entra nello
specifico: in che modo lui ha provato dolore?
C
– Perchè l'ho colpito.
P
– Sì, ma non ti ho chiesto perchè: quella che mi hai dato
è una risposta di senso comune, la può dare anche tua nonna. Ti ho
chiesto come spiega Leibniz il processo della sensazione.
C
– Le mie monadi hanno colpito le sue monadi.
P
– Sì e no. E' vero che si tratta di una relazione tra monadi. Ma
non mi va bene che tu dica che le monadi si colpiscono, perchè le
monadi sono...
C
– Immateriali
P
– Sì, inestese. Dunque come fanno a influenzarsi reciprocamente se
non hanno consistenza materiale?
C
– Sono già programmate... Il rapporto è già programmato.
P
– Ecco, diciamo che le loro proprietà... quali sono le proprietà
di una monade?
C
– Percezione e appetizione.
P
– Bene: per spiegare nei termini di Leibniz in che senso il
rapporto tra monadi è programmato diciamo che le proprietà
delle monadi sono...
C
– Regolate in modo da andare d'accordo.
P
– Va bene, diciamo coordinate tra loro in modo da realizzare una
condizione di...
C
- …
P
– Aldo?
A
– Di armonia?
P
– Ok, bene. E come si realizza questa armonia? Qualcuno la
determina?
A
– Dio.
P
– E quando la stabilisce: una volta per tutte o volta per volta,
via via che le cose succedono?
A
– Una volta per tutte! Perchè Dio crea il mondo scegliendo il
migliore tra infiniti mondi possibili!
P
– Ma Dio crea il mondo nel senso che fa tutti i corpi?
A
– Eh... Sì.
P
– No. Carla?
C
– No.
P
– Vabbè, no l'ho detto io. Dimmi perchè no.
C
– Perchéeee.... crea le monadi.
P
– Eh. E come fanno dalle monadi a saltare fuori i corpi. Non è un
problema?
C
- …
P
– Perché le monadi sono inestese.
C
– Ah, sì: è a noi che le monadi appaiono come corpi. A Dio non
serve vedere i corpi, perché conosce tutte le monadi dall'inizio. E'
come aveva detto lei del giocatore di scacchi che gioca tutte le
partite insieme senza vedere nessuna scacchiera perché sa tutte le
mosse a memoria.
P
– Sì, il senso è quello, ma la metafora della scacchiera ve l'ho
detta io per farvi capire, ma non è di Leibniz, quindi non usatela.
Riesci a dirmi la cosa in termini rigorosi?
C
- …
P
– Sul piano metafisico esistono solo...
C
– Le monadi.
P
– Bene. E i corpi sono?
C
– Apparenza.
P
– Sì, ma Leibniz non dice apparenza, anche perché non è che in
genere noi possiamo decidere se vedere i corpi o conoscere
direttamente le monadi: quelle monadi che Dio conosce direttamente
noi le dobbiamo conoscere come corpi: sono… Aldo?
A
– Sì, mi ricordo: fenomeni fondati!
P
– Ben fondati: nel senso che noi necessariamente molti
aspetti del mondo li conosciamo così. Come li chiamiamo nell'insieme
questi aspetti conosciuti nell'esperienza?
A
- …
P
– Quando conosciamo un fatto nell'esperienza lo conosciamo
correttamente?
A
– No, perché nell'esperienza vediamo i corpi che nella realtà
sono monadi.
P
– Va bene, ma dicevamo che noi non possiamo fare a meno di vedere i
corpi, quindi rispetto alla nostra coscienza l'esperienza ci dà
delle conoscenze valide, vere. Se sono vere sono delle...
A
– Verità!
P
– Verità di...
A
– Di fatto.
P
– E le verità di ragione? Me ne dici una?
A
– Che tutto è fatto di monadi.
P
– Ok, ma qualcosa di un po' meno ovvio?
A
– In che senso meno ovvio?
P
– Che l'universo è costituito da monadi l'abbiamo detto.
Chiediamoci per esempio: noi sappiamo cosa succederà domani alle
cinque del pomeriggio?
A
– Sì.
P
– No: tu hai intenzione di fare qualcosa ma non sai se la farai
fino a quando non la fai sul serio.
A
– Giusto, sì, ma Dio lo sa perchè ha prestabilito tutto.
P
– Allora, Carla, quello che Aldo farà alle cinque del pomeriggio
di domani noi lo conosceremo solo...
C
- Alle cinque del pomeriggio di domani.
P
– E lo conosceremo come una...
C
– Verità di fatto!
P
– Mentre Dio?
C
– Per Dio è una verità di ragione.
P
– Bene. Ma non c'è una verità di ragione che anche noi conosciamo
a proposito di quello che Aldo farà alle cinque del pomeriggio di
domani?
C
– No, abbiamo detto che quella è una verità di fatto.
P
– Sì, ma su quella verità di fatto noi conosciamo una verità di
ragione.
C
- …
A
- …
P
– Che quello che lui farà è da sempre prestabilito e Dio lo
conosce: questa è una verità di ragione. Va bene. Carla, adesso ti
metto una nota sul registro perchè sei una studentessa violenta e
hai dato un pugno a Aldo.
C
– Ma me l'ha detto lei di darglielo!
P
– Non importa, potevi rifiutarti: è colpa tua!
C
– Ma mi prende in giro?
P
– No: voglio che tu ti difenda con un argomento metafisico.
C
- …
P
– Leibniziano.
C
- …
P
– Sul piano metafisico perchè lo hai colpito?
C
– Era prestabilito! Allora non è colpa mia!
P
– Ecco, appunto. Ma ricordati che in realtà tu sai che le tue
azioni sono prestabilite ma non sai quali saranno e tu stessa le
apprendi solo quando le compi, come verità di fatto, quindi sei
libera e responsabile. Quindi, se qualcuno ti ordina di commettere
un'ingiustizia, rifiutati, mi raccomando.
Che bomba... mi mancano le lezioni di filosofia! :D
RispondiEliminaInterrogare in modo decente richiede grande concentrazione...
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