martedì 26 febbraio 2013

CIALTRONE TOSSICO

Molti anni fa. Il collega N.B. era un cialtrone e tutti lo sapevano: titoli minimi d'ordinanza, preparazione approssimativa e interessi limitati, accompagnati da molte assenze, poco scrupolo, grande prontezza nell'approfittare di tutte le occasioni possibili per fare il meno possibile. Il tutto protetto e gestito con indiscutibile abilità grazie a una faccia straordinariamente culiforme, che gli permetteva di non avere ritegno quando c'era da salire su qualsiasi carro non dico vincente ma anche solo minimamente utile, e di esprimere giudizi sempre privi di fondamento ma che gli permettevano di darsi l'aria della persona impegnata e competente, che sa il fatto suo.
Dava straordinariamente sui nervi il modo in cui, per esempio in consiglio di classe, si permetteva di tajar tabàri addosso a studenti di cui poi mostrava di ricordarsi a stento il nome o le caratteristiche essenziali.
Quando parlava di scuola i colleghi della sua materia si guardavano e qualche volta alzavano gli occhi al cielo. Quando interveniva in collegio era sempre per difendere piccoli privilegi che sperava di mantenere anche grazie al tentativo (semiriuscito) di ammanicarsi qualcuno che lui riteneva influente abbastanza da potercisi appoggiare. Vedendolo in azione a volte ci guardavamo tra colleghi chiedendoci invano chi ce l'avesse mandato. Era trattato dai ragazzi, che per dovere istituzionale esortavamo a una correttezza e a un rispetto d'ufficio, con un atteggiamento palesemente oscillante tra la sufficienza e il disprezzo (mi è capitato di sentire uno studente definirlo “il peggior prof. che avesse mai avuto”). Un cialtrone, insomma: tossico, pernicioso e anche antipatico, tanto più per i suoi tentativi di fare dello spirito, che avevano sempre dentro un filo di volgarità appiccicosa.
Non posso esaurire il repertorio degli episodi che illustrano la sua conclamata inefficienza ordinaria: mi limito a ricordare per esempio due imprese interessanti.
Lo avremmo soffocato quella volta che la sua notoria tendenza a non sorvegliare i fioi permise ad alcuni studenti di restare in giro per i corridoi abbastanza a lungo da incrociare la Preside, che li vide da lontano restare per un pezzo in un angolino a farsi cicca e caffè, mentre era (ed è) vietatissimo fumare dentro le mura. La violazione del divieto permise al cialtrone di scaricare, con la consueta destrezza, tutta la colpa sui (non del tutto innocenti) fioi, mentre quella volta la Preside sprecò colpevolmente un rigore a porta vuota non sfruttando la facile occasione per raschiare via la prima pelle al sordido individuo. I genitori ci assediarono, tutto sommato non a torto e, bontà loro, senza troppa animosità. A noi toccò il compito non solo ingrato ma ipocrita di giustificare di fronte a loro un provvedimento disciplinare per un'infrazione di cui tutti sapevamo che la responsabilità era anche in buona parte del prof. negligente e mona.
Ma lo scontro più clamoroso ci fu quella volta che in collegio docenti presentò un proprio progetto, non solo inutile e inconsistente ma chiaramente dannoso per gli studenti, che poi avrebbe dovuto essere realizzato con i fondi normalmente destinati a un'attività organizzata da anni da una collega brava e seria e sulla quale (l'attività) eravamo a priori tutti d'accordo da sempre. Ci aveva già provato una volta a proporre una cosa del genere in una classe in cui lavoravamo insieme (si fa per dire) e lì avevamo dovuto metterci in due o tre a dire con cortese fermezza che non ci sembrava il caso. Stavolta aveva cercato di aggirare la difficoltà di presentare il progetto di persona esponendone i termini davanti a tutti: lo aveva passato al Preside (un altro) che, chissà perchè, invece di dirgli direttamente che era una stronzata o, almeno, che si prendesse la briga di fare da sé, aveva incaricato qualcun altro di parlarne in collegio. Alla fine, dopo che una decina di interventi rapidi (tra cui il mio) avevano manifestato sincero stupore per il fatto stesso che il progetto venisse presentato come se fosse possibile prenderlo in considerazione, N.B. si incazzò e gridacchiò che se allora erano tutti così contrari si poteva anche fare a meno di parlarne. E molti dissero sottovoce che perlappunto.
Il giorno dopo era in giro per la scuola, gioviale come se niente fosse successo, falsamente cordiale come sempre, ad esibire di fronte ai nostri sguardi un po' desolati e un po' ingrintati la sua espressione da allegro sfintere, le sue chiappe comunque sorridenti. Di cui, per fortuna, oggi non abbiamo più modo di apprezzare il roseo turgore.
Ecco: possibile che non ci sia modo di togliersi di torno gente così? Che un'istituzione abdichi al compito vitale di darsi un'occhiata seria allo specchio, di farsi ogni tanto i raggi per vedere che razza di gente le circola dentro? Possibile, ancora. E ogni volta che capita tra i piedi uno così, tocca a tutti pedalare il doppio.

2 commenti:

  1. ho motivi di sospettare che quest'individuo sia stato anche mio "insegnante" :-) o sbaglio?

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  2. Mah, diciamo che potresti aver conosciuto qualcuno che gli assomigliava un po'. Bisognerebbe chiarire di persona...

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