Lo
studente è un animale. Non solo in senso cattivo, almeno non
necessariamente. Nell'istinto di sopravvivenza della bestia
da classe
c'è un lato profondamente rispettabile: vero, vitale, umano. La sua
pretesa di sfuggire a qualsiasi proposta non sia abbastanza forte da
catturarlo, trattenerlo, vincolarlo, è una delle sfide difficilissime
in fondo alla quale però sta chiuso il senso del nostro lavoro,
anche se mi è spesso sembrata vigliacca: tutte le volte che ho visto
classi capacissime di essere forti con prof. deboli e deboli con
prof. forti, capaci quindi anche di far uscire dall'aula in preda
alla disperazione e, magari, alle lacrime, professorine/i più o meno
giovani e supplenti più o meno inesperti.
Giusto, lo stesso ragionamento vale per il prof, ma di solito il problema non si pone più di tanto: il prof., a meno che non sia proprio Hannibal the Cannibal (qualcuno ci sarà, ma confesso che io non ne conosco...), tende ad avere dei riguardi per il fiol o la tosetta timidi e/o imbranati, salvo poi, questo in parte è vero, tendere anche a farsi girare i maroni di fronte a difficoltà di rendimento croniche o pervicace refrattarietà allo studio (ma il pervicace refrattario di solito non è timido e imbranato...). E questo è ancora un altro problema: come sbloccare, se è possibile, o come aiutare in qualche modo quelli che in un dato momento, anche dopo molti tentativi, proprio non ce la fanno. L'insufficienza cronica è un problema che mi tormenta. Ma di questo altrove.
Giusto, lo stesso ragionamento vale per il prof, ma di solito il problema non si pone più di tanto: il prof., a meno che non sia proprio Hannibal the Cannibal (qualcuno ci sarà, ma confesso che io non ne conosco...), tende ad avere dei riguardi per il fiol o la tosetta timidi e/o imbranati, salvo poi, questo in parte è vero, tendere anche a farsi girare i maroni di fronte a difficoltà di rendimento croniche o pervicace refrattarietà allo studio (ma il pervicace refrattario di solito non è timido e imbranato...). E questo è ancora un altro problema: come sbloccare, se è possibile, o come aiutare in qualche modo quelli che in un dato momento, anche dopo molti tentativi, proprio non ce la fanno. L'insufficienza cronica è un problema che mi tormenta. Ma di questo altrove.
Qui
volevo solo raccontare come la natura animale dello studente si
manifesti, in tutta la sua potenza e nel modo più diretto,
nell'invenzione continua di strategie di fuga e di sopravvivenza che,
certo, vanno conosciute e combattute, ma che, a volte, nella loro
tenace e fantasiosa fioritura, possono suscitare anche qualche moto
di ammirazione sincera. Nientissimo di nuovo: è cosa che tutti
sappiamo e abbiamo sperimentato. E che non cancella il fatto che
copiare sia una cosa bastarda, dannosa e schifosa. Altro tema
importante. Ma qui adesso raccontiamo solo un paio di trovate geniali
(mettendole in ordine dalla meno alla più) che hanno consentito a
degli studenti furbi e infingardi di farla franca in modo
completamente pulito sotto il naso di prof. sostanzialmente
scrupolosi e a posto ma inermi di fronte all'intuizione fulminea
della scappatoia infallibile da parte di un istinto profondo e sempre
all'erta.
Primo:
B. uno della mia età, storia di molti anni fa. Il colpo è semplice
come l'acqua, tanto che molti lo avranno messo in atto. Ma io non ci
avevo mai pensato prima che B. me lo raccontasse. Il punto è
elementare: si fa a meno di consegnare il compito. Deve essere una
materia in cui non si va così male e non si è dei sorvegliati
speciali, altrimenti è facile che il prof. se ne accorga. Ma in
questo caso era il tema di italiano: difficile che si sospettino
grandi macchinazioni. Dunque B. che pure ha fatto il compito, decide
che quello che ha prodotto fa schifo e che non vuole consegnarlo. E
non lo consegna. Lo mette in cartella (o zaino, o che) e esce fuori.
E il prof. non se ne accorge.
E
se se ne accorgeva? Rischio limitato: si può fingere stupore e
sbadataggine. E in ogni caso è il prof. che deve preoccuparsi di
avere raccolto tutti
i compiti. In ogni caso qui non se ne accorge. E passano i 10 giorni
circa canonici e il prof. porta i compiti corretti. E quando li
consegna, B. meschinamente, vigliaccamente, alza la sua manina con il
ditino proteso e fa: “Scusi, prof., e il mio compito?”
Costernazione e smarrimento del semianziano, serissimo e scrupoloso
prof., che si scuote, rovista nella borsa ma non trova niente. Si
scusa: non sospetta minimamente. Dice che deve aver dimenticato, che
deve essere a casa. Ma poi, quando va a casa, cerca e non trova: lì
il compito non c'è. Il prof è mortificato e ha delle crisi di
coscienza: è uno preciso che tiene tutto da conto, che si segna
tutto, che non si è mai dimenticato una riunione, neanche la più
inutile. E adesso questa vergogna. Casa sua viene rovesciata più
volte, ma ovviamente il compito perso non spunta fuori. Probabilmente
gli tocca anche spiegare la cosa al preside (ma questo non lo so).
Vabbè, in qualche modo ci si passa sopra, B. ovviamente non protesta
e non la fa troppo grossa, il suo l'ha ottenuto e non ha senso
infierire sulla tristezza di un poveruomo...
Racconta
B. che il prof. a un certo punto, dopo anni, lo trova per strada e lo
saluta. E gli chiede. Dà segno di essersi tenuto la spina nel cuore
per tutto quel tempo e di essersela periodicamente rigirata, fino a
quando l'amor proprio e l'autostima gli fanno, grazie a Dio, nascere
dentro il sospetto. E allora quando lo incontra gli chiede: quasi lo
prega, con la voce che vibra, con dentro più stanchezza che rabbia.
E quando finalmente B. confessa, il prof è più sollevato che
incazzato, tanto che se ne va salutando quasi cordialmente: può
morire felice o quasi, la sua coscienza è intatta. Speriamo solo che
non sia morto subito...
Qui
il grandioso non è tanto la folgorante intuizione del misfatto,
quanto la spietata indifferenza del criminale di fronte alla
sofferenza di un uomo comune e serio, sconvolto di fronte allo
spettro della propria indegnità e resuscitato dalla scoperta
(conferma) della propria innocenza. Cosa resta del piccolo dramma di
questo collega di anni fa di cui neanche so il nome? Se non altro un
minuscolo e fondamentale precetto tecnico: quando esci dall'aula dopo
il compito, CONTA i fogli che hai in mano. Basta questo per evitare
di passare per fesso una volta di più e di procurarti rogne per
niente, solo perché un piccolo zozzone vuole svicolare di fronte a
uno dei tanti paletti di fronte al quale gli toccherebbe, come a tutti,
fermarsi.
Gli altri Geni Criminali sono qui (2) e qui (3)
Gli altri Geni Criminali sono qui (2) e qui (3)
Potrei passare delle ore a raccontarti una serie di aneddoti - psicotici, anche se non ci credi - su questa cosa dei compiti consegnati, non consegnati, controllati tre volte, sia da un lato che dall'altro della cattedra.
RispondiEliminaInvece dirò che "Ma di questo altrove." e "Nientissimo di nuovo" sono due frasi notevoli.
Non aspetto altro: conta,conta, va bene anche la psicosi...
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