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Ma su questo non aggiungo altro e rimando alla potenza altrettanto indiscutibile di Kubrick e della sua meditazione, come sempre, sull'insopprimibilità dell'istinto di distruzione che sembra costituire il nucleo profondo del nostro comportamento.
Piuttosto,
mi è venuto in mente di verificare una cosa relativa al romanzo
dello scrittore canadese Humphrey Cobb da cui è tratto il film. Non
dev'essere un gran romanzo, anche se si basa su fatti veri che
vengono, credo, solo un po' adattati per esigenze narrative. Si tratta di un episodio della prima guerra mondiale: il processo e l'ingiusta
condanna a morte per codardia di alcuni soldati francesi dopo il
fallimento di un insensato attacco voluto e ordinato dagli stessi
generali che poi, per scaricare da sé la responsabilità, accusano i
soldati. Dico che non deve essere gran che perchè vedo che non
circola molto, se ne parla poco e i commenti non sono entusiastici.
Infatti ci è voluto un po' per trovare qualche notizia sulla trama e
i personaggi. Quello che volevo vedere era se il nome del
protagonista era stato scelto da Kubrick e dai suoi sceneggiatori o
c'era già in Cobb. Non sono sicuro di aver trovato la risposta: non
mi risulta da nessuna parte un elenco dei personaggi del romanzo, ma
dal racconto dell'espisodio storico pare di capire che la figura del
colonnello Dax non è storica e non c'è nel romanzo. L'eroe, come
forse è logico, nasce da un'invenzione (1).
Questo sembra voler dire che il nome è altrettanto di fantasia. Il colonnello ha il nome di una cittadina della Guascogna, regione dell'Aquitania, ai piedi dei Pirenei a e poca distanza dall'Oceano Atlantico. E' come se un italiano si chiamasse di cognome Lodi o Volterra o Pozzuoli. Dax è una località termale di epoca romana che deve il suo nome a un originario D'acques o simili. La coincidenza è che ha un po' più di 20 mila abitanti, più o meno come Oderzo, e che, come in tante cittadine della Francia del sud, ci si gioca molto a rugby. Infatti, anche se il paese è piccolo, la tradizione della palla ovale è nobile e gloriosa e ha portato, soprattutto in passato, a risultati eccellenti. La squadra locale, l'Union Sportive Dacqoise, anche se oggi naviga nelle zone basse della seconda divisione francese (Pro D2), ha giocato nella serie principale fino al 2000, ha vinto per 5 volte una specie di “Coppa di Francia” (il Challenge Yves du Manoir) e soprattutto ha giocato per 5 volte la finale del campionato per il titolo nazionale, perdendola sempre, e sempre contro squadre di piccole città più o meno paragonabili a Dax: nel '56 la sonfitta più pesante, 20-0 contro Lourdes, poi nel '61 un 6-3 contro Béziers, nel '63 un 9-6 da Mont de Marsan, nel '66 solo di un punto, 9-8, dal forte Agen (in auge soprattutto negli anni '60 e '80, 8 campionati vinti su 14 finali, di cui l'ultima nel 2002), infine nel '73 l'ultima finale, persa 18-12 con Tarbes. Poi, come si diceva, una lenta graduale decadenza. I colori di Dax sono il bianco e il rosso, come quelli di Oderzo.
Coincidenze. Dietro alle quali non ho nessuna tentazione di cercare di decifrare destini. Trovo stupide e banali le categorie di vincenti e perdenti usate per cercare di interpretare comportamenti, scelte e conseguenze degli uni e delle altre. Niente pensiero magico, nessuna fatalità. Vediamo di fare il possibile partendo dal presupposto che le cose cambiano, a volte.
(1) Nessun riferimento voluto a “Dax”, Davide Cesare, esponente dei centri sociali milanesi, aggredito e ucciso a coltellate nel 2003 a 26 anni da tre fascisti. La cosa ispira grande tristezza a pensarci. Lo slogan “Dax odia ancora”, con cui i suoi compagni lo ricordano, suona bene ma non mi appartiene: io non odio mai, o quasi mai, se appena ci riesco, così come non mi appartiene neanche un po' l'idea che chicchessia prenda a coltellate qualcun altro, tantomeno per motivi politici. Comunque, ogni tanto, almeno per la coincidenza, un pensiero lo rivolgo anche a quel Dax lì.
Questo sembra voler dire che il nome è altrettanto di fantasia. Il colonnello ha il nome di una cittadina della Guascogna, regione dell'Aquitania, ai piedi dei Pirenei a e poca distanza dall'Oceano Atlantico. E' come se un italiano si chiamasse di cognome Lodi o Volterra o Pozzuoli. Dax è una località termale di epoca romana che deve il suo nome a un originario D'acques o simili. La coincidenza è che ha un po' più di 20 mila abitanti, più o meno come Oderzo, e che, come in tante cittadine della Francia del sud, ci si gioca molto a rugby. Infatti, anche se il paese è piccolo, la tradizione della palla ovale è nobile e gloriosa e ha portato, soprattutto in passato, a risultati eccellenti. La squadra locale, l'Union Sportive Dacqoise, anche se oggi naviga nelle zone basse della seconda divisione francese (Pro D2), ha giocato nella serie principale fino al 2000, ha vinto per 5 volte una specie di “Coppa di Francia” (il Challenge Yves du Manoir) e soprattutto ha giocato per 5 volte la finale del campionato per il titolo nazionale, perdendola sempre, e sempre contro squadre di piccole città più o meno paragonabili a Dax: nel '56 la sonfitta più pesante, 20-0 contro Lourdes, poi nel '61 un 6-3 contro Béziers, nel '63 un 9-6 da Mont de Marsan, nel '66 solo di un punto, 9-8, dal forte Agen (in auge soprattutto negli anni '60 e '80, 8 campionati vinti su 14 finali, di cui l'ultima nel 2002), infine nel '73 l'ultima finale, persa 18-12 con Tarbes. Poi, come si diceva, una lenta graduale decadenza. I colori di Dax sono il bianco e il rosso, come quelli di Oderzo.
Coincidenze. Dietro alle quali non ho nessuna tentazione di cercare di decifrare destini. Trovo stupide e banali le categorie di vincenti e perdenti usate per cercare di interpretare comportamenti, scelte e conseguenze degli uni e delle altre. Niente pensiero magico, nessuna fatalità. Vediamo di fare il possibile partendo dal presupposto che le cose cambiano, a volte.
(1) Nessun riferimento voluto a “Dax”, Davide Cesare, esponente dei centri sociali milanesi, aggredito e ucciso a coltellate nel 2003 a 26 anni da tre fascisti. La cosa ispira grande tristezza a pensarci. Lo slogan “Dax odia ancora”, con cui i suoi compagni lo ricordano, suona bene ma non mi appartiene: io non odio mai, o quasi mai, se appena ci riesco, così come non mi appartiene neanche un po' l'idea che chicchessia prenda a coltellate qualcun altro, tantomeno per motivi politici. Comunque, ogni tanto, almeno per la coincidenza, un pensiero lo rivolgo anche a quel Dax lì.
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