Mi ha sempre
spaventato la differenza che c'è tra la facilità con cui si
distruggono le cose e la fatica che serve a metterle insieme.
Di fronte a questa evidenza non mi rassicura neanche la nozione, apparentemente fondata, della probabilità del progresso, che sembra risiedere nella semplice constatazione di quanto l'umanità sia capace comunque di costruire e costruire, molto più di quanto viene distrutto. Perchè d'accordo costruire, ma poi chi la fa la manutenzione? E gli edifici che vanno in rovina non so se sono meglio del deserto, o del sottobosco che si riprende gli spazi...
Di fronte a questa evidenza non mi rassicura neanche la nozione, apparentemente fondata, della probabilità del progresso, che sembra risiedere nella semplice constatazione di quanto l'umanità sia capace comunque di costruire e costruire, molto più di quanto viene distrutto. Perchè d'accordo costruire, ma poi chi la fa la manutenzione? E gli edifici che vanno in rovina non so se sono meglio del deserto, o del sottobosco che si riprende gli spazi...
Quando tra
persone che lavorano insieme e (in sostanza) vanno d'accordo si
presenta qualche ragione di conflitto è veramente difficile trovare
il modo di evitare che le cose degenerino. Quello che ti sembra,
quello che ti dicono, quello che vorresti ottenere: sono tutti
fattori di disturbo rispetto alla necessità assoluta di capire
meglio che puoi come stanno davvero le cose. E allora devi parlare,
sentire la voce della gente con cui hai a che fare e possibilmente
guardarla in faccia. Rispetto a queste situazioni l'infinita potenza
di comunicazione di cui disponiamo si rivela quasi del tutto inutile:
restiamo uomini primitivi che hanno bisogno di sentire l'odore altrui
per rendersi conto se e quanto quelli che abbiamo di fronte sono
amici o nemici. Bisogna ricordarselo, mettersi lì e parlare,
trovando il coraggio che serve, che a volte è abbastanza. Funziona,
in sostanza, ma richiede energia e ne comporta la dispersione: come
tutto, perchè – si diceva - fare ordine è fatica, molto più
facile lasciare disordine: peggio, ma più facile.
In queste
circostanze l'impressione, che forse a volte abbiamo, di essere
onnipotenti grazie agli aggeggi che maneggiamo continuamente, si
squaglia in un minuto: torniamo seminudi e piccoli a doverci affidare
a questa faccenda poco igienica del contatto. Ma non ci sono santi,
anzi: come altre faccende poco igieniche anche questa è sana e
indispensabile e fa perfino un po' bene. Però non è che poi ti
trovi con in mano una soluzione, perchè un secondo dopo che hai
finito di far manutenzione la roba ricomincia a deperire. Che, come
si sa, il peso e la ruggine non dormono.
(A volte ho
il cuore pieno e non so dove mettere la roba che c'è dentro. Così a volte la
metto qui, alla rinfusa).
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