Molti anni fa. Il collega
N.B. era un cialtrone e tutti lo sapevano: titoli minimi d'ordinanza,
preparazione approssimativa e interessi limitati, accompagnati da
molte assenze, poco scrupolo, grande prontezza nell'approfittare di
tutte le occasioni possibili per fare il meno possibile. Il tutto
protetto e gestito con indiscutibile abilità grazie a una faccia
straordinariamente culiforme, che gli permetteva di non avere ritegno
quando c'era da salire su qualsiasi carro non dico vincente ma anche
solo minimamente utile, e di esprimere giudizi sempre privi di
fondamento ma che gli permettevano di darsi l'aria della persona
impegnata e competente, che sa il fatto suo.
Dava straordinariamente sui nervi il modo in cui, per esempio in consiglio di classe, si permetteva di tajar tabàri addosso a studenti di cui poi mostrava di ricordarsi a stento il nome o le caratteristiche essenziali.
Quando parlava di scuola i colleghi della sua materia si guardavano e qualche volta alzavano gli occhi al cielo. Quando interveniva in collegio era sempre per difendere piccoli privilegi che sperava di mantenere anche grazie al tentativo (semiriuscito) di ammanicarsi qualcuno che lui riteneva influente abbastanza da potercisi appoggiare. Vedendolo in azione a volte ci guardavamo tra colleghi chiedendoci invano chi ce l'avesse mandato. Era trattato dai ragazzi, che per dovere istituzionale esortavamo a una correttezza e a un rispetto d'ufficio, con un atteggiamento palesemente oscillante tra la sufficienza e il disprezzo (mi è capitato di sentire uno studente definirlo “il peggior prof. che avesse mai avuto”). Un cialtrone, insomma: tossico, pernicioso e anche antipatico, tanto più per i suoi tentativi di fare dello spirito, che avevano sempre dentro un filo di volgarità appiccicosa.
Dava straordinariamente sui nervi il modo in cui, per esempio in consiglio di classe, si permetteva di tajar tabàri addosso a studenti di cui poi mostrava di ricordarsi a stento il nome o le caratteristiche essenziali.
Quando parlava di scuola i colleghi della sua materia si guardavano e qualche volta alzavano gli occhi al cielo. Quando interveniva in collegio era sempre per difendere piccoli privilegi che sperava di mantenere anche grazie al tentativo (semiriuscito) di ammanicarsi qualcuno che lui riteneva influente abbastanza da potercisi appoggiare. Vedendolo in azione a volte ci guardavamo tra colleghi chiedendoci invano chi ce l'avesse mandato. Era trattato dai ragazzi, che per dovere istituzionale esortavamo a una correttezza e a un rispetto d'ufficio, con un atteggiamento palesemente oscillante tra la sufficienza e il disprezzo (mi è capitato di sentire uno studente definirlo “il peggior prof. che avesse mai avuto”). Un cialtrone, insomma: tossico, pernicioso e anche antipatico, tanto più per i suoi tentativi di fare dello spirito, che avevano sempre dentro un filo di volgarità appiccicosa.
Non posso esaurire il
repertorio degli episodi che illustrano la sua conclamata
inefficienza ordinaria: mi limito a ricordare per esempio due imprese
interessanti.
Lo avremmo soffocato
quella volta che la sua notoria tendenza a non sorvegliare i fioi
permise ad alcuni studenti di restare in giro per i corridoi
abbastanza a lungo da incrociare la Preside, che li vide da lontano
restare per un pezzo in un angolino a farsi cicca e caffè, mentre
era (ed è) vietatissimo fumare dentro le mura. La violazione del
divieto permise al cialtrone di scaricare, con la consueta destrezza,
tutta la colpa sui (non del tutto innocenti) fioi, mentre quella
volta la Preside sprecò colpevolmente un rigore a porta vuota non
sfruttando la facile occasione per raschiare via la prima pelle al
sordido individuo. I genitori ci assediarono, tutto sommato non a
torto e, bontà loro, senza troppa animosità. A noi toccò il
compito non solo ingrato ma ipocrita di giustificare di fronte a loro
un provvedimento disciplinare per un'infrazione di cui tutti sapevamo
che la responsabilità era anche in buona parte del prof. negligente
e mona.
Ma lo scontro più
clamoroso ci fu quella volta che in collegio docenti presentò un
proprio progetto, non solo inutile e inconsistente ma chiaramente
dannoso per gli studenti, che poi avrebbe dovuto essere realizzato
con i fondi normalmente destinati a un'attività organizzata da anni
da una collega brava e seria e sulla quale (l'attività) eravamo a
priori tutti d'accordo da sempre. Ci aveva già provato una volta a
proporre una cosa del genere in una classe in cui lavoravamo insieme
(si fa per dire) e lì avevamo dovuto metterci in due o tre a dire
con cortese fermezza che non ci sembrava il caso. Stavolta aveva
cercato di aggirare la difficoltà di presentare il progetto di
persona esponendone i termini davanti a tutti: lo aveva passato al
Preside (un altro) che, chissà perchè, invece di dirgli
direttamente che era una stronzata o, almeno, che si prendesse la
briga di fare da sé, aveva incaricato qualcun altro di parlarne in
collegio. Alla fine, dopo che una decina di interventi rapidi (tra
cui il mio) avevano manifestato sincero stupore per il fatto stesso
che il progetto venisse presentato come se fosse possibile prenderlo
in considerazione, N.B. si incazzò e gridacchiò che se allora erano
tutti così contrari si poteva anche fare a meno di parlarne. E molti
dissero sottovoce che perlappunto.
Il giorno dopo era in
giro per la scuola, gioviale come se niente fosse successo,
falsamente cordiale come sempre, ad esibire di fronte ai nostri
sguardi un po' desolati e un po' ingrintati la sua espressione da
allegro sfintere, le sue chiappe comunque sorridenti. Di cui, per
fortuna, oggi non abbiamo più modo di apprezzare il roseo turgore.
Ecco: possibile che non
ci sia modo di togliersi di torno gente così? Che un'istituzione
abdichi al compito vitale di darsi un'occhiata seria allo specchio,
di farsi ogni tanto i raggi per vedere che razza di gente le circola
dentro? Possibile, ancora. E ogni volta che capita tra i piedi uno così, tocca a tutti
pedalare il doppio.
ho motivi di sospettare che quest'individuo sia stato anche mio "insegnante" :-) o sbaglio?
RispondiEliminaMah, diciamo che potresti aver conosciuto qualcuno che gli assomigliava un po'. Bisognerebbe chiarire di persona...
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