Esistono
persone in cui riconosci un'energia di cui non ti senti capace: fanno
mille cose, non mollano mai. Sono in grado di lavorare per anni ai loro
progetti con una costanza che a volte ti sembra disumana, ti pare che
non abbiano quasi bisogno di riposo. E sono in grado di portarsi dietro
la gente, di farsi seguire, perchè dove loro fanno mille cose tu ti
senti in obbligo di dare una mano e di farne almeno una o due, così
a volte alla fine riesci ad andare oltre le tue aspettative e a farne
dieci, cosa che al principio non avresti sospettato di poter fare. Ma
non sono santi, almeno non nel senso corrente della parola.
E' chiaro
che non lo sono perchè non sono integerrimi né infallibili: a
volte commettono errori di valutazione, sbagliano a trattare con le
persone, possono essere goffi e inopportuni, qualche volta anche
meschini. Questo non toglie che poi è molto difficile fare a meno di
loro, che se ti vengono a mancare sembra impossibile andare avanti
senza. Ma è anche vero che, se restano e insistono, come a volte
accade, senza capire quando è arrivato il momento di far posto,
possono fare danni, diventare ingombranti, essere di ostacolo.
Di
persone di questo tipo mi è capitato a volte di pensare che fossero
benedette da Dio (qualsiasi cosa questo possa significare). E mi
sono chiesto se poi la santità possibile non sia in realtà qualcosa
di diverso da quello che di solito pensiamo: se, invece di consistere
in una forma estrema di rettitudine, non sia proprio questa specie di
grande forza vitale che pure poi si porta dietro inevitabilmente un
sacco di scorie. Ma no.
Sapere
di avere delle qualità non è poi così raro, non è così insolito
rendersi conto che in qualche campo, più o meno importante o
inutile, si è in grado di arrivare dove molti altri non possono. Ma
questo non basta per niente a essere certi di sé abbastanza da
risolversi l'esistenza in modo sostanziale. Sono risorse, più o meno
abbondanti, che ti ritrovi e che in genere poi deperiscono. E che non
ti autorizzano neanche un po' a sentirti titolare di privilegi,
investito del diritto di permetterti possibilità e debolezze che ad
altri non sono consentite perchè niente in loro è abbastanza bello
e potente da riscattarle. Presumere di essere stati in qualche modo
toccati da qualche mano miracolosa mi pare pericolosissimo: è una
convinzione a cui prima o poi potresti ricorrere come
giustificazione, da esibire prima di tutto a te stesso, quando fai
qualcosa che non va e pensi che in fin dei conti lo hai fatto perchè
ti sei scoperto stanco e solo. Quante volte, quando ti abbandoni un
momento, pensi che questa cosa, questa remissione, in fin dei conti
te la meriti. E quante volte è vero, e quante non lo è?
Naturalmente non lo sai. E hai esperienza di come negli altri questa
autoindulgenza occasionale ti risulti a volte spregevole e vigliacca
ma a volte umana e perfettamente comprensibile. Ma io non conosco
nessuno la cui vita non stia dentro l'arco disegnato da questa
oscillazione della coscienza. E penso che se in giro ci sono dei
santi, allora io non ne ho mai incontrato uno. Ma quando lo penso ho
il serio dubbio di avere torto e penso che invece potrebbe essere
vera l'idea che non c'è niente di spettacolare nella Grazia
(qualsiasi cosa questo possa significare) e che i miracoli avvengono
continuamente. Ma questa idea in teoria dovrebbe poter fare di te una
specie di angelo. E invece ci sono dei momenti in cui ne senti molto
distintamente il peso, insopportabile.
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