Una
delle funzioni che ritieni di avere per il fatto che racconti cose ai
fioi è quella di aiutarli a farsi crescere un po' di unghie: tu sai
benissimo che, se ancora hai qualche residua possibilità di
ritenerti un uomo libero, questo dipende dal fatto che hai studiato.
Non servirebbe, se tu fossi un mago oppure un santo, miracolosamente in contatto con le fonti sacre dell'esistenza attraverso qualche legame originario. Ma non sei nessuna delle due cose e lo sai, quindi non hai avuto altra scelta che piantarti per terra e cercare di affondarci dentro le radici un poco alla volta, cosa sulla quale hai lavorato per anni. Potevi far meglio? Certamente. Qual è la profondità minima indispensabile per poter pensare che l'aria che respiri ti appartiene? Non lo sai. Ma a un certo punto cominci a non far più conto di certe cose e forse quello è un segnale.
Non servirebbe, se tu fossi un mago oppure un santo, miracolosamente in contatto con le fonti sacre dell'esistenza attraverso qualche legame originario. Ma non sei nessuna delle due cose e lo sai, quindi non hai avuto altra scelta che piantarti per terra e cercare di affondarci dentro le radici un poco alla volta, cosa sulla quale hai lavorato per anni. Potevi far meglio? Certamente. Qual è la profondità minima indispensabile per poter pensare che l'aria che respiri ti appartiene? Non lo sai. Ma a un certo punto cominci a non far più conto di certe cose e forse quello è un segnale.
Chi
lo capisce se sei in grado di resistere
al vento? E'
una cosa che si avverte e che ti merita rispetto (o no) e che ti
rende possibile lasciare tracce: non sempre, ma a volte sì. E
davvero allora lavori come se stessi pregando, continuando sempre a
sentirti incerto e a pensare che comunque le tue debolezze si vedono,
ma vedendo che tutto sommato riesci abbastanza spesso ad essere
(quasi) tutto intero lì, dentro le cose che racconti, di fronte a
quelle vite che con te non c'entrano ma alle quali devi provare ad
offrire delle occasioni.
D'altra
parte sai bene che il tuo culo è dietro di te, mentre gli occhi
stanno dall'altra parte, quindi non puoi evitare di dare al mondo la
possibilità di prenderti alle spalle. Il che succede in mille
circostanze nelle quali non sei abbastanza informato da sapere di
preciso il significato di quello che fai (bevi mangi compri vesti
usi...).
Da
un certo momento della mia vita ha cominciato a chiarirmisi il fatto
di costituire, come individuo, un piccolo banco di prova al
contrario per prodotti industriali di vario tipo. Niente di
rilevante sul piano statistico, ma si è ripetuto più volte il
fenomeno per cui, quando trovo, per caso e senza compiere ricerche
accurate, un prodotto di largo consumo a cui affezionarmi
moderatamente, quello viene tolto dalla circolazione. Mi è capitato
con biscotti, saponi, shampoo e altre cose. Non intendo quando
rinnovano una linea di prodotti, tanto per cambiare, come richiede la
logica della produzione: diciamo che se all'inizio la ditta X fa sei
tipi di cracker, dei quali io comincio a comprarne regolarmente uno,
succede che dopo qualche mese, un anno, sono i miei cracker
gli unici che non si trovano più sullo scaffale. Mi sono chiesto se
considerarlo un segnale positivo, una dimostrazione della mia
incompatibilità con il sistema della società di massa. Ma non
scherziamo. Al massimo posso nobilitare questa piccola sfiga
sedendomi in mezzo all'assassino e all'amico di Walter (1) e
condividendo la loro lotta apparentemente vana per un mondo in cui le
energie degli uomini siano investite in modo più sensato che
nell'alimentare cicli di trasformazione di tubetti e pacchetti.
Sapendo che poi, quando parli con qualcuno che sa cos'è il mercato,
rischi di essere guardato con sufficienza, come se gli ingranaggi di
tutto il grande congegno fossero di diamante, come se chi pensa di
poterne alterare il movimento anche solo un po' meritasse solo
compassione.
Sarà.
Ma intanto adesso devo cambiare profumo. Anni fa ne usavo uno molto
“vecchio stile”, muschio e tabacco, che mi piaceva tanto e che mi
hanno tolto da un sacco di tempo. Avevo trovato un'alternativa
accettabile in un bottiglione di roba firmata molto bene e anche
abbastanza costosa, che perlomeno era differente dai profumi da
fighetta, a base di (più o meno) agrumi, gelsomino e anguria, che
adesso vanno normalmente, ma di recente ho avuto la certezza che non
fanno più neanche quello. Sto usando una bottiglietta piccola che ho
rubato a V., presumibile regalo di natale o di compleanno di qualche
zia o compagna di classe, valore presunto: 5 euri, qualità
sicuramente non alta ma, insomma, sopportabile (o forse mi ci sto
solo abituando, al peggio ci si abitua...). L'alternativa è se
continuare con prodotti di questo tipo e, visto che ormai sono molti
i fattori che mi distinguono da qualsiasi modello di eleganza e/o
raffinatezza, fregarmene e sacrificare anche questo; oppure girare
con una certa sofferenza per qualche bottega di intrugli e mettermi a
provare tester e campioncini, nella speranza di trovare entro un
tempo non troppo lungo qualcosa che mi vada bene, salvo poi temere di
nuovo e sempre la minaccia costituita dalla mia natura di eccezione
ai principi del marketing. Ma non è un dilemma che mi toglierà il
sonno.
E
non è che io non capisca quanto l'uscita dalla povertà e la
possibilità di possedere oggetti (andare in altri posti, comunicare
con gli altri...) siano stati un fattore di progresso che sarebbe
miope sottovalutare, anche perchè per capirne la portata basta
voltarsi indietro di poco e ricordare per esempio che la nonna D.,
nata a Salgareda, in tutta la sua vita (1905-1976) non è mai stata a
Venezia. Ma questa specie di segno che mi sono trovato dentro, questa
minuscola refrattarietà alle tecniche con cui si modellano i gusti
delle masse, me la fisso nella memoria con una puntina per ricordarmi
che (lo metto sempre in programma ma poi non sempre ci arrivo...) ai
fioi di quinta bisogna parlare, per due ore nella loro vita, di come
quelli di Francoforte avessero capito abbastanza presto quanto
difficile sia conquistarsi l'aria da respirare, in un mondo come il
nostro in cui ciascuno vive sotto una pressione enorme e, per poter
pensare di essere libero almeno un po', deve continuamente inventarsi
qualcosa di vero.
(1)
Walter e L'assassino, in Michele Serra, Il nuovo che
avanza, Feltrinelli, Milano 1989, p. 67-76 e 93-110.
Potresti provare a sfruttare la globalità del mercato: il mio profumo che in Itaglia non fanno più l'ho trovato sull'internet.
RispondiElimina"se ancora hai qualche residua possibilità di ritenerti un uomo libero, questo dipende dal fatto che hai studiato" è una cosa molto bella e molto vera (almeno per me)
RispondiEliminaCiao Maria, che piacere trovarti qui...
RispondiEliminaè un piacere per me leggerti :-)
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